Se lo ritrova in faccia senza
preavviso: un impulso necessario. Fionda fin dentro la sua bocca. Non voleva
solo succhiarlo, no, qui c’era un’antica voglia di sconfiggerlo: il bisogno era
passato.
Ora, Rosaria, questa donna, è pronta
per direzionare o frenare la sua storia. Sua. Alfredo barcolla mentre sta per
godere di paura. Neppure lo prende addosso il seme, sparso si va a immolare su
di un pavimento anonimo. La ferita del padre, della passione tenuta nella
cantina fredda per molti anni, ora tutto riemerge e disegna un profilo netto:
io che guardo voi, senza abbassare lo sguardo.
Questo Rosaria.
Io.
Il resto è da scrivere. Anzi, prima
da vivere, poi da digerire tra lo stomaco e il cuore, e solo allora liberare
col solo filtro dello stile tutte le storie che nasceranno.
Una bella lezione oggi, dentro a un
pomeriggio ventoso che non raccoglieva niente tra i boschi sabini. Poi quella
rilettura del racconto, in mancanza del libro della Ortese – ma dove sta? -, mi
ha spinto a riflettere sulle scelte. Sugli impulsi che pungono la sensibilità
debilitata da troppi mesi d’incanto.
Sbatto a terra la rabbia nera e mi
siedo tra te e il desiderio.
http://www.einaudi.it/libri/libro/antonio-pascale/la-manutenzione-degli-affetti/978885840341
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