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lunedì 28 ottobre 2013

Un pezzo sul quotidiano che mi è piaciuto

In questo periodo non riesco più a scrivere su questo blog. Cazzeggio su twitter, leggo pezzi qua e là, e ogni tanto qualche racconto. La Repubblica scroccata al bar, mentre sorseggio il caffè per circa venti minuti. Sono in affanno, o, posso sembrarlo leggendo queste poche righe depresse. Non è vero, così come non era vero quello che apparivo quando stavo in forma. Vabbe', nel frattempo che io decida chi dei miei rappresentanti mi rappresenti meglio in questo misero blog di periferia, vi faccio leggere questo pezzo di Simone Lenzi che ho scovato per caso. Lo trovo bello nella sua condominiale semplicità, feroce nella sua lotta dentro la quotidianità: il disincanto dolce che svanisce fino al terzo piano della via Lattea. 
Clicca e leggi.

lunedì 7 ottobre 2013

Ghirri al Maxxi

Mi vedo che scorro lentamente davanti alle immagini di Luigi Ghirri, e sono pensieroso a causa della luce di neon filtrata in alto da teli bianchi, e mentre fisso le prime foto mi viene da chiedere a Claudio: ma è così difficile illuminare gli spazi espositivi?

Orbetello, di Luigi Ghirri
Dopo questo inizio nevrotico, un po’ da snob di periferia, mi arrendo ai miei occhi che intanto lasciano entrare una alla volta le foto tratte dai progetti che Ghirri ha creato nei suoi anni di ricerca. Claudio mi ricorda che fu lui a comunicarcelo nel ’92, nello studio di Luciano Ricci, della morte improvvisa del fotografo che amava il quotidiano, e i dettagli che sfuggono come bimbi timidi, e poi quelle facce e quei profili che scompaiono di solito quando sanno di essere fotografate, lasciando soltanto il solito sulla stampa. A un certo punto Thomas – studente belga di storia dell’arte - mi becca mentre sorrido davanti alla foto della trattoria di Ponza, e mi chiede perché lo stavo facendo. Niente Thomas, sono contento di osservare da vicino questa foto, che poi, a dirla tutta, è da una vita che volevo vederle tutte insieme in una mostra, che sul catalogo Fabbri le ho viste e riviste migliaia di volte, ma la lampada di casa era anche peggio dei teli filtrati del Maxxi; questo a Thomas non l’ho detto, nevrotico sì, ma scemo del tutto ancora non lo sono. Thomas l’ho conosciuto davanti a una foto, poi si è dissolto e chissà ora dove sta riflettendo sul suo idolo che “gioca con le immagini”. Sono rimasto dieci minuti a descrivergli del perché mi piaceva quella foto, e credo di averlo fatto decentemente, senza scivolare nell’idolatria, nell’ovvio, credo eh! Ma ora è tardi per scoprirlo, perché certa bellezza passa e lascia tracce di tenerezza; poi prendi un caffè, accenni a una chiacchiera, un ricordo e torna la quotidianità. Un attimo prima di questi momenti credo di sentire alle spalle uno scatto di Ghirri che blocca e restituisce la scia che c’è tra il bello e la nostra contemplazione solitaria. Noi osserviamo questa scia e capiamo, per un attimo capiamo, ma dura un attimo e capiamo poco, così non ci resta che riconoscere lo scorrere del tempo inesorabile che ci sfianca dolcemente, e abbandonare la consapevolezza in cambio del ricordo della bellezza.

Ponza, 1986, di Luigi Ghirri
       Sì, ora so che le foto di Ghirri mi avevano tanto invaso la testa, che, pensando a quelle quattro foto decenti che ho fatto nei primi anni novanta, non c’è dubbio: le facevo pensando alle inquadrature di Ghirri, mica di Robert Capa. Ma non lo sapevo. Nelle sue immagini ci sono pochi effetti e tanta intelligenza visiva, che si espande nella sua semplicità disarmante e difficile da rappresentare: di strade, case, cantanti, i Cccp, spiagge, camicie, nuvole e nebbie, e infiniti dettagli di vita che scorre tra le persone e di tutte le cose che si ritrovano intorno nel tempo. Senza di noi, che stiamo lì davanti a questi attimi a fermare il tempo come dei bimbi nelle loro camerette la domenica sera.
      Così come certe canzoni, queste foto restano dentro e si accomodano leggere tra i nostri pensieri. Stasera desidero avere un libro di Ghirri tra le mani, sfogliarlo lentamente, fermarmi a leggere le didascalie che sono pezzi di narrativa che non aggiungono, ma completano l’opera, sottraendo senza eliminarne l’essenza: che resta negli occhi, nel silenzio e nel prossimo attimo da godere.


cccp, di Luigi Ghirri
Lucio Dalla, di Luigi Ghirri
 
 








    
Vi consiglio di andarci al Maxxi, avete tempo fino al 27 ottobre. Il tempo poi scorre, e senza le immagini di Ghirri non è facile farlo scorrere bene. Saluti dalla cameretta.