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giovedì 26 maggio 2011

David Bowie - Space Oddity (stereo version)


Questa canzone alle sette di mattina sul raccordo spazza via ogni ruggine notturna.
L'enorme strada si allarga e lascia passare tutti i miei sentimenti, tutti i miei desideri.
Sorpassatemi e lasciatemi in pace nella corsia lenta; qui ogni pensiero vuole che le parole escano una ad una dalla testa senza spingere, con un incedere elegante che mi riporta alle idee folgoranti dell'infanzia. Al pomeriggio dentro la controra che sposava la delicata ombra.
Insomma, tutti i viaggi del mondo dentro a questa piccola auto nera.
In fondo amo ogni piccolo dettaglio che la mia curiosità cattura e lascia davanti alla mia faccia.

mercoledì 18 maggio 2011

Tator'


Oggi Tator' avrebbe compiuto ottant’anni. A lui un po’ piacevano le ricorrenze. Ogni anno a pasqua, partendo alle sette di mattina, si andava a sentire la messa su alla montagna spaccata. Con noi portavamo il tortano di zucchero, che si mangiava appena finita la messa. Una volta l’anno andava in chiesa, e sceglieva quella chiesa incastonata alle rocce a strapiombo su Serapo. Un tipo semplice con un talento per la fatica esagerato. Avrà assorbito tutta l’aria buona del dopoguerra. Avrà partecipato a quella voglia irresistibile di crescere, diventare grandi con tutta una generazione accanto. La brillantina sempre a lisciare i capelli; il sorriso improvviso che trasformava il suo solito sguardo torvo in una rilassata espressione di piacere. La sera crollava davanti alla tv: il mattino lo attendeva già alle tre. Di notte mondane da consumare per gli altri, per lui solo strade buie da percorrere silenziosamente.  Non me ne importa niente della sua presunta ignoranza, né delle sue scarse capacità educative, ora m’importa celebrare la sua tenera solitudine. Dentro il suo tempo e accanto a quello mio. Con la famiglia si addolciva timido. Coi parenti strappava soltanto  chiacchiere un po’ acide. Cogli amici lunghe passeggiate davanti al golfo placido che li proteggeva anche d’inverno. Ascoltava molto e parlava il necessario. Avevo sempre voglia di camminare con lui, e di fargli mille domande sul suo passato marinaresco. Ancora oggi vedo le sue ginocchia alzate col lenzuolo che prende la forma delle gambe, ed io ascoltavo facendomi proteggere dalle sue parole smozzicate.
È impegnativo avere un papà di ottant’anni lontano anni luce.


Foto fatta da me, 1991, Serapo.

domenica 15 maggio 2011

gardenia

Siamo nati sereni. Cresciuti sensibili. Diventati nevrotici. Quanto vorrei rinascere. Un mattino di giugno il vento fresco asciuga la fatica, dopo l'amore della notte. Lungo la via come ostacolo allo sguardo solo un susino carico di frutti. L'aria intorno si prende tutto, ma la scena è tutta mia.
Ho fatto bene a spostare la gardenia dall'ombra del melograno. Meritava di più. Anche lei.

è finita

Già, è finita così. Dentro questa mattina lenta. Non poteva continuare, e no, con tutte queste scaramucce degli ultimi anni. Ora sto meglio, risalgo la corrente contromano. Vedo facce e unghie a me care: amici che ho tanto amato. Basta! ricomincio da me.
Insomma, gira e rigira arrivo alla dolce consapevolezza di non appartenere palesemente a nessuna ideologia, non è facile, ma è così. Strappo ogni incertezza e intravedo nelle fessure tante belle cose da fare. In fondo, quello che faccio e che dico potrebbero bastare a dimostrare chi sono. Il resto a cosa serve? fiuto l'estetica che più mi appartiene; cerco gesta e pensieri che più mi incuriosiscono. Aspetto il meglio da me stesso.
Il vento mescola tutti i pollini possibili, e mi ritorna inaspettata l'allergia. Accettiamo anche quella.

martedì 10 maggio 2011

fine della triblogia di Zena


E poi si doveva andare in piazza Alimonda. Si deve. Andiamo coi figli. Enrica ha provato a spiegargli perché stavamo andando lì: parole che cadevano come sassolini sul prato. Arrivati, facciamo un giro veloce intorno alla piazza, come a cercare chissà cosa: una lapide? La salvia della canzone? Invece ci stupiamo come due bimbi che la città ha esorcizzato il fantasma attraversando veloce tutti i giorni quel selciato anonimo. Il bar all’angolo, con due bariste energiche e cortesi, fa un buon caffè. Quel giorno di luglio era chiuso. Quel giorno tutto era chiuso, e le nostre parole non sapevano più dove sbattere. Davanti alla tv.
Genova in questi giorni ha fatto rimbalzare nella mia testa due nomi: De Andrè e Giuliani; stanno lì a farmi sentire NULLA davanti al loro coraggio, alla loro beatificazione. Una generazione che si vanta del proprio anticlericalismo e poi, alla prima occasione utile, riproduce paro paro tutto l’immaginario dei santi da adorare. Il kit del beato. Il beat che ci libera dal male. Ecco, inciampo ancora una volta dentro a questa pozzanghera fangosa che è diventato il pensiero medio della mia generazione  - quindi certamente anche il mio  -  soprattutto di quelli che sento da sempre dalla mia parte. Ancora?
Lo squalo grigio dell’acquario di notte cosa fa? forse, per non impazzire, passa in rassegna tutte le facce che l’hanno guardato tutto il giorno: compreso il mio sguardo assetato e curioso di capire il perché  tutto quel nuotare. E fisso quegli occhi rassegnati da cibo non conquistato; quei movimenti che sembrano dire “giro tutto il giorno e vedo solo facce con bocche aperte di denti aperti”. Quello sguardo di squalo annoiato ancora mi perseguita, e mi obbliga a riflettere sul mio girare a vuoto di certi pomeriggi romani di qualche anno fa.
Eppure sentivo una puzza di mare insinuarsi nei corridoi, e mi sa che ho schiacciato pure un’alga. In fondo l’acquario sta per dilagare dentro le nostre storie, cara amica, qui l’acqua dolce non consola più. Dobbiamo continuare a saltare come delfini, addestrati all’obbligo di essere come più piacciamo? belli, intelligenti e solidali. Una voglia di fracassare ogni vetro tra di noi, e restare lì sanguinante a ridere delle idiozie digerite negli anni, comprese quelle di due mie vecchie amiche che esultano poco dopo la caduta delle torri gemelle. Brindano, addirittura.
Dov’era la mia testa dieci anni fa?

giovedì 5 maggio 2011

l'alba dietro l'angolo


A me di sentire il ringhio inferocito di alcune persone, nei programmi tv o sul bus, paralizza. Così come mi bloccano quelli che incassano situazioni terribili, senza batter ciglio. Due maschere che spengono ogni umana necessità di ragionamento. Bello poter dire, senza pensare alle innumerevoli disparità del caso, che quando un lavoratore sente il proprio impegno come possibilità di dare il meglio, sia tra le cose più significative dell’esistenza. I soldi, le invidie e i rancori quotidiani, stanno insidiando la nostra autenticità. Spesso resta un dolore al basso ventre che ci obbliga a sdraiare il corpo su divani malconci. Poi le immagini scorrono veloci e sparano notizie assolute, verità urlate dentro teste infuocate dalla rabbia.
Mi verrebbe voglia di montare in bicicletta e penetrare dentro villa borghese in piena notte: sfiorare le querce e saltare i dossi terrosi senza paura di cadere.
Ma resto qui in attesa del mattino spazza odio che calpesti ogni ovvietà che la mia testa produce, soprattutto in certe notti delicate. Ogni stanchezza fa nascere una paura. Ogni rancore ingoia una paura. Ogni silenzio strapazza la coscienza.
Che il sonno aspetti trepidante il mio corpo. Che la schiena di Enrica si scordi della fatica e torni a fare splendidamente il proprio mestiere. Che mia madre abbia meno incubi possibili. Che Lorenzo sogni Jacopo; magari sta appiccicato dietro di lui in bicicletta, con una smorfia di piacere che si confonde sulle loro facce.

lunedì 2 maggio 2011

HD - Balla balla ballerino - Dalla & De Gregori - Udine 2010


Ma quanto so' bravi Dalla&DeGregori, da soli valgono mezzo concerto del primo maggio.

Meno male che a quindici anni li ascoltavo spesso; meno male che in quel tempo avevo qualche appiglio poetico e fraterno. Meno male.

Oggi sto davanti alle loro canzoni come un pettirosso sta sopra un ramo di melograno fiorito, in un mattino umido di sole che tanto ricorda un fiore passato.