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martedì 28 dicembre 2010

il chiacchiericcio

A cosa serve il bla bla del chiacchiericcio puerolo e informato?in questa epoca non possiamo permetterci il lusso della vigliaccheria. servono atti concreti, scelte. Prove di dignità.
bisogna trattenere nel fegato gli aggettivi, e sputare fuori parole semplici e decise. che durino almeno tutto l'inverno.
Poi in primavera l'amore solito scompiglierà le nostre felici facce rugose.

lunedì 27 dicembre 2010

che bruci in eterno chi ha inventato facebook ("ma quale amore" valeria parrella)

sabato 18 dicembre 2010

fiumani alla casa del jazz

Fiumani alla casa del jazz

L’auditorium della casa del jazz è pulito, quasi asettico. Le hostess severe e serie. Le persone accorse formano intanto una fila poco rumorosa; la solita di certi concerti, dei Diaframma senz’altro.
Questa ex villa sottratta alla banda della Magliana, quella vera, non la pagliacciata televisiva, è davvero un posto non solito per le esibizioni di Fiumani. Ne avrò visto una ventina di suoi concerti. Ogni volta penso: stavolta non ci vado, poi una vocina mi suggerisce di andare che stavolta sarà quello più bello….e, infatti, quello dell’otto dicembre 2010 è stato un bel concerto.
Fiumani pareva contento di questo palco. Anche se la differenza la fa sempre il pubblico, vero Federico? E l’altra sera c’era bella gente. Lontana dagli standard che la tv e i giornali vogliono a tutti costi irreggimentare. Qui stanno occhi e orecchie ognuna diversa dall’altre. Nessuna voglia di sentirsi simili. Nessuna smania di tirar fuori accendini o altre amenità.
Le canzoni sfilano davanti alle nostre facce; a tratti provo delle emozioni forti: “Labbra blu” resta intatta nella sua carica evocativa da quindici anni. Un miracolo sta canzone.
Nella bellezza delle parole semplici del quotidiano, Fiumani caratterizza le sue canzoni. Non le interpreta, ma le incarna. E qui c’è il secondo miracolo: i suoi concerti, anche quando non convincono tecnicamente, restano fissi nella memoria di chi li vive. Lo so poiché, a cadenza annuale, mi sono fatto accompagnare da quasi tutti i miei amici. E loro me lo confessano a bassa voce…
Mi viene da dire: stasera andiamo a vedere Fiumani l’effetto che fa!
La mia timidezza mi tiene lontano dalla cerchia dei suoi fedelissimi, eppure sono in mezzo a loro da anni…ne capisco le spinte pulsionali. Ma, al contempo, credo che a ognuno faccia un effetto diverso.
Sulle note malinconiche di “Vaiano” sono sprofondato: dentro a un vortice di ricordi e sensazioni che neppure il migliore degli psicoanalisti riuscirebbe a ottenere. Niente da fare, nella sua semplice e commovente apparizione, riesce a scuotere ogni nervo scoperto delle nostre animelle sperse.

Aspetto il prossimo concerto. Aspetto il prossimo amico da circuire nel magnifico Spettacolo
D’Arte varia che i Diaframma offrono ai nostri sensi affamati.









18 dicembre 2010 Peppe Stamegna

venerdì 17 dicembre 2010

passato

...e in effetti è passato il dolore. le mie rughe si sono scongelate: sono apparse increspature scaccia paure. intanto un freddo gelido ha spazzato via ogni dubbio; sono lieve nell'astenermi da ogni condanna definitiva. il mio passato sta bene a braccetto con il mio presente. oggi è così.
un bianco accecante apre il sipario sulle prossime giornate.
voilà

giovedì 16 dicembre 2010

una settimana difficile

l'ingresso della carta di credito nella fessura sottile non credo che procuri felicità, ma, a volte, crea un turbamento: ne va della nostra stabilità. e questo è un peccato, poichè negli anni la mia stabilità è arrivata( e spesso traballa) dopo tanti sforzi e lotte contro fantasmi, paranoie e innumerevoli passi falsi.
oggi dovrebbe esser diverso. ma chi lo decide? un accredito in ritardo, una pressione costante e fetente dei creditori?
oggi sto al culmine di una settimana difficile.
i miei occhi appaiono stanchi: due risvegli bruschi in piena notte, ne determinano la forma.
le mie braccia sono deboli, e tirar su un figlio appare oggi complicato. in braccio, intendo....

"passerà anche questa stazione, come passa il dolore"

mercoledì 15 dicembre 2010

giu le mani

giù le mani dalle mie care illusioni e lasciatemi stare. ballo con chi mi pare, e bevo quello che sento: scendo le scale di corsa e aspetto il mio amico.
tanto arrivano sempre. uno per volta davanti alla mia porta.

sabato 11 dicembre 2010

...altre impressioni

Appena letto "spiaggia libera tutti", di Chiara Valerio. Da circa un mese un passaparola incessante su sto testo: è bellissimo! è scritto male, senza talento! meglio la Mazzucco.... e poi, tanti altri commenti più o meno vaghi. ora l'ho letto anch'io. E' bello, interessante per uno come me che ha vissuto fino a vent'anni a Gaeta, e che ancora cerca appigli per sentirsi della zona. Non del sudpontino, che, come la padania, non significa ancora nulla...insomma il libro è pieno, troppo pieno, di facce, corpi, luoghi, morti, citazioni. unico difetto, per il resto è gradevole immergersi dentro a questa educazione sentimentale di una ragazza che di certo vorresti come amica. Anche se appare troppo erudita; la sua giovane età fa impressione davanti alla mole di studi, letture e conoscenze che ha acquisito. Fa niente, in fondo" non se la tira", e sembra una persona sensibile e creativa.

Ecco, i giovani che l'altra sera non erano a vedere Pennacchi a Formia, ecco dove sono: dentro alla "birretta" a scauri o da peppe a castellonorato. me ne ero dimenticato. Anche se a volte penso che siano troppo snob nel loro essere meglio in terra di abusivismi e familismi amorali vari.

Io tra loro, Chiara tra loro, insieme pendoliamo tra Roma e il golfo con la speranza di migliorare. crescere. Invecchiare meglio dei nostri nonni.

Infine, mi ha fatto tanto venir voglia di leggere la Ramondino. di farla risorgere che sia a s. agostino o sulla spiaggia di itri, poco importa, ciò che conta è che vengano fuori le sue parole, i suoi libri.

Bella l'idea di inserire l'intervista alla ramondino dove dice che vorrebbe star più sola, concentrarsi sulle parole. Giusto contrappeso alla scrittura densa della Valerio. Un equilibrio che vale la pena affrontare: immergersi tra le persone e rifugiarsi subito dopo per narrarle.

mie piccole impressioni nel tempo

Pennacchi a Formia, tra signore perbene con chioma bionda e uomini panzoni con camicia celeste ufficio, mi sono ritrovato in seconda fila ad ascoltare lo scrittore di Latina. Nel ‘95 lessi il suo primo libro. Da allora ne ha fatto di strada: come dice lui erano tutti libri preparatori a “Canale Mussolini”. In questi giorni di ubriacatura post- strega la sua stella brilla di più. A me fa piacere, poiché a volte è bello che a vincere siano persone con cui hai condiviso un pezzetto di strada, seppure solo attraverso le opere.
La sua scrittura fluida, ironica e decisa, ha avuto il merito anche di raccontare luoghi da sempre misconosciuti: Latina e il mondo delle fabbriche. Soprattutto il modo di raccontarle in soggettiva le ha reso non solo dignità –letteraria e civile – ma anche una certa vitalità che altrove non era mai emersa. Penso alle parole d’ordine degli anni ’70, dei gruppi extraparlamentari; oltre ai tanti luoghi comuni sulla provincia italiana. Insomma, Pennacchi racconta il suo mondo e lo fa diventare familiare, universale. Convince la sua poetica e ci detta le parole giuste per narrarlo. Ascoltarlo.
Ieri appariva stanco di queste presentazioni letterarie e un po’ mondane. Quest’inverno a Roma sembrava più energico, anche se costretto su una carrozzella da una sciatalgia. Allora era incazzato e si sentiva: in fondo lui dice che quando scrive litiga coi suoi fantasmi. Poi da lì escono fuori storie piene di conflitti, scazzottate. Ma ogni tanto le pagine si riempiono di fatti commoventi, parole di pietas, e allora il racconto prende la forma della vita: un continuo vorticare tra il bene e il male. Di conseguenza le posizioni che di volta in volta assume il personaggio sono autentiche, fragili e prive di spocchia retorica.
Ieri tutto appariva un po’ debole, anche le numerose persone apparivano prive di forza- c’erano pure belle persone, ma erano poche: la solita minoranza silenziosa - Una delicata decadenza assumevano le loro facce abbronzate. A chi parlava lo scrittore? a dei fantasmi bisognosi di tornare vivi? e io, che registravo tutto questo, perché non partecipavo per bene all’evento? fantasma pure io? bah, non so, certo che la Mazzucco, altra scrittrice ospite, con la sua eleganza spiazzava tutti. Risvegliava i sensi e faceva balenare sogni di fuga pensando al suo povero nonno spaccapietre emigrato in America per sfuggire ai fantasmi della fame. Era bella ieri la Mazzucco, e il suo sorriso, che poggiava su quel bel vestito lungo, dava vita a quella sonnacchiosa platea formiana.
Certo che alle persone piace sentire e vedere i suoi idoli. Così come piace pure farsi bastonare da loro: che sia con grazia, come per la Mazzucco, o con rabbia, come per Pennacchi, il desiderio è lo stesso.
Ma i giovani dov’erano ieri? i loro corpi tonici dove muovevano le proprie mosse? non di certo al Coni di Formia - che pure vede ogni giorni corpi atletici allenarsi – dove erano presenti soprattutto vecchietti abbelliti dalle vacanze oziose. I giovani stanno alla larga dal sentore di morte che sprigionano certi eventi. Peccato, visto che la Mazzucco e, soprattutto Pennacchi, hanno fatto in modo che uscisse vita dalle paludi della platea. Almeno hanno provato a svegliare le coscienze, le memorie di una cittadinanza passiva a ogni mutamento vero. A ogni cambiamento che non pregiudichi il loro caro status.
Un consiglio agli organizzatori: la prossima volta pubblicizzate l’evento nei lidi, nei bar davanti al mare, nelle discoteche. Con macchine strombazzanti che col megafono annunciano la Vita, la memoria paludosa: che possano diventare pilastri della nostra coscienza collettiva.

06 agosto 2010 peppe stamegna