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lunedì 24 dicembre 2012

per tutti voi



un augurio di rimbalzare indenni e contenti tra le tante feste

(Enzo docet)

 

sabato 22 dicembre 2012

parabola nevrotica n°2


foto di Luigi Ghirri
 
Poi a quindici anni mio cugino mi chiede: ma ti piace almeno una cosa in particolare? pensaci, e la prossima volta che vieni, me la racconti. Stavo da lui per una crisi adolescenziale che s’innestava con problematiche famigliari. Punto. Racconto biografico sì, ma fino a un certo punto, eh! Insomma, questa domanda mi ha salvato dall’adolescenza. Addirittura? Vabbè, mi ha costretto a una scelta. O diventavo animalesco simpatico come tanti coetanei oppure diventavo un fiore di ragazzo. Nel senso di sbocciare e vedere cosa ne uscisse fuori. Nel tempo. Eccomi.

Ci ho pensato per una settimana, non facevo altro. Alla fine, con mio sommo stupore, risposi: fare il fotografo. Azz! Così, all’improvviso? Questo non me lo diceva mio cugino, ma una vocina malefica che mi portavo sempre appresso, che, per evitarla, scappavo prima di fare qualcosa di nuovo o in cui avrei dovuto esibire almeno un venti percento di me. Lui, mio cugino, che mi accoglieva in veste di psico-neurologo, era contento di questa risposta creativa. Allora impegnati, mi fa, con la sua barba che avrei dovuto fotografare come origine della specie: della mia specie, quella in evoluzione dal democristiano-paesano. Da quel giorno ho cominciato a comprare riviste e libri di fotografie. Pure una macchinetta, la Zenit, del blocco sovietico economico. Che non si sa mai. E sognavo. Di fotografare ogni cosa che si muovesse con stile davanti al mio sguardo. Son partito dalle tartarughe d’acqua che avevo in casa. Poi mia madre, mio padre, il lungomare, le strade di Roma. Quest’ultime tutte fatte di corsa, con l’angoscia che qualcuno potesse sgamarmi che stavo a Roma da solo. Ma dài, non lo sapevi che il mondo e i romani andavano più in fretta di te? Scattavo senza pensare, né con una grazia particolare. Scattavo e basta. E impegnati! Insisteva, giustamente la vocina. Invece correvo con la fantasia e avidamente mi studiavo tutta la collana  Editoriale Fabbri. Ghirri e Jodice, Giacomelli e D’Alessandro, e tanti altri fotografi che mi parevano quasi degli scrittori, comunque dei narratori…volevo diventare come loro. In barba alle mode, anche se loro intanto erano già verso nuove idee – vedi Jodice – ed io agognavo paesaggi e umanità anni settanta. Quelli stavano a Parigi o in America, per disintossicarsi dall’ideologia fumosa di quegli anni e io già volevo tornare indietro. Fuori tema, il mio stile.

Oggi apro Orwell e cosa vedo? Le immagini di Ghirri tra un pezzo e l’altro. Mi sono svegliato e ho pensato che quelle foto, insieme a certe persone, hanno contribuito a smantellare ogni vuoto di cui soffrivo: riempivo la sacca di sementi per scappare per sempre.

Mi vedo dentro lo scompartimento semideserto con la monografia nera davanti agli occhi, all’interno astrazioni magnifiche, essenziali figure da ficcarsi in testa per scacciare le miserie di quei tempi gonfiati e piatti.
 
 

venerdì 21 dicembre 2012

parabole nevrotiche


   Me ne stavo lì con quella pezzetta umida a pulire quei tavolini tondi. Almeno decine di volte al giorno. Avevo tredici anni. Già non volevo andare più a scuola. Ah! la primina. Era inverno. Tutti gli altri ragazzini stavano con le gambe sotto i banchi, e agitavano quelle mani bianche che volevano toccare tutto. A me bastava osservare i personaggi stralunati che frequentavano il locale dove servivo. Diecimila lire al giorno. A mezzanotte in punto C. me li dava. Ero soddisfatto. Fino alla settimana prima mi alzavo alle tre di notte, e poi per ore tiravo una rete puzzolente insieme a vecchi di cent’anni, e mio padre.

    Volevo lavorare e diventare grande, senza passare dalla scuola. Lavoravo dalle tre a mezzanotte. Poi sono arrivato ai quattordici anni e mi sono lasciato convincere a tornare a scuola. A singhiozzo tra scuole e fughe, a diciassette anni, sono arrivato al ritiro definitivo, infatti, sul diario scrivevo già il mio futuro di Firenze; anzi, posso dire quasi definitivo, considerando che mi sono diplomato a ventisette anni e laureato cinque anni dopo - fuori tema, da sempre, anticipavo la fine. Riconosco che avevo una capacità particolare a tredici anni: di dare consigli, suggerimenti, e così facevo durante il tragitto locale-casa, a E., dentro la sua Lancia Delta, che percorreva il lungomare buio a dieci all’ora. E gli davo i consigli per la gestione del locale. Lui annuiva riflessivo, ora io a quell’uomo di trentuno anni che ascolta un ragazzino con quell’interesse, stimolato dalle sue riflessioni dopo la mezzanotte, oggi, a quell’uomo gli darei il nobel per la pedagogia speciale. Ero timido. Coi baffetti. A volte sbucava una roscia di diciotto anni che mi accarezzava per strada, e io mi paralizzavo, e sorridevo spaurito. Poi scappavo a casa a chiudere l'eccitazione. Insomma, fuori tema, sempre. Dicevo, E. mi ascolta e io mi sento compreso. Tornando a E. e a quel periodo, posso dire che investivo su di lui e sul lavoro al locale, come luoghi e persone da dove ripartire verso una clamorosa rinascita. Alcuni parenti mi avevano già segnato come irrecuperabile. E io recuperavo altrove, tra tavoli tondi e osservazioni minuziose dei profili degli avventori. E ancora, me ne stavo tra birre spillate e coni gelato alti come le mie speranze. Le lente chiacchiere dei clienti al banco, la bella musica che si ascoltava, e tutti quei racconti mirabolanti o tristissimi, che si mescolavano tra fumi di luci basse, nascendo da quei tondi tavolini. A cerchio. Ascoltavo. Li ho anche fotografati, appena dopo la fine della timidezza assoluta. Iniziavo a impormi, a far vedere una parte di me imprevedibile e simpatica. Ero strano. Bravo ragazzo, ma un po’ strano. Tutto intorno esplodeva e io recitavo una parte niente male. Andavo a letto con i complimenti di E. “hai proprio ragione, è una buona idea…”, e con tre cornetti alla crema avanzati dalla mattina, nello stomaco.  E diecimila lire sul comodino. Domani mi compro “Repubblica”, che, anche se capisco metà delle parole che ci sono scritte, mi fa sentire forte e pronto. A cosa? Alla vita che vorrei. Al mondo cui aderire col sorriso in faccia. Questo era uno dei consolanti pensieri che mi aiutavano ad addormentarmi su quel letto di formica.

     Poi, dopo alcuni anni di lavoro intenso, risate, amicizie inimmaginabili, amori celati, paure enormi, ecco, arriva lo sbrocco. Dicevo, dopo anni che sgobbavo lì, che costruivo la mia storia tra tavoli tondi e persone che adoravo, questi, C. ed E., ci fanno pagare il conto (salato) dopo aver mangiato e bevuto all’inaugurazione del nuovo locale che avevano preso in gestione. Che avevamo pulito noi, tra l’altro, nei giorni precedenti, noi, il gruppo dei camerieri e baristi del locale coi tavolini tondi. E no! Mi provochi dentro, tra l’amigdala e il fegato. Mica so’ scemo, sono solo un po’ generoso. Così, nel giro di una settimana li mando a fanculo. Senza ripensamenti. Dopo di me anche gli altri. Un gruppo che si sfalda come lava, anche se il mare poi ha raffreddato l’intensità nei mesi successivi, per loro, non certo per il mio orgoglio. Ora d’estate ogni tanto mangio i panini da loro, coi miei figli, e li osservo nella loro incipiente  vecchiaia, e allora mi scoraggio del mio ancora combattere – del mio sbroccare - contro altri mostri attuali. Poi una smorfia mi spinge a vedere la pace conquistata, con loro, e con il passato che ci univa.

 
     Ecco, questo circolo virtuoso che diventa improvvisamente lava incandescente mi dà da pensare, da sempre. Fuori tema, appunto. Improvvisamente, sì fa per dire, cari miei tre milioni di lettori abituali, poiché nel frattempo avevo digerito tonnellate di pensieri tormentati che si mescolavano, accoppiavano o litigavano la notte, poi al mattino, quello con l’impeto evoluzionista dichiarava: vuoi migliorare? Allora continua a sopportare, concediti soltanto un po’ d’onestà intellettuale e qualche gioia para-esistenziale, da mostrare agli altri senza pudore, notte e giorno. Il resto però gonfiava ogni cellula: le ingiustizie intraviste, lo sfruttamento implicito, in fondo quella presa per culo cattocomunista di sempre: stai con noi, il mondo sarà migliore per tutti. Eh sì, ma Loro intanto compravano case in Abruzzo o moto di grossa cilindrata, o case in Toscana, e collane d’argento alle loro donne. A me toccano le scorie del fallimento fiammante, e due o tremila parole frizzanti da dare in pasto agli amici. Ecco, la parabola nevrotica si è compiuta. Adesso, là fuori, sotto la pioggia, già fradicia e leggiadra, c’è una bambina col vestitino d’illusione che picchia duro alla porta.
Che dite, la faccio entrare anche stavolta attraverso la finestra rotta?

desideri

Ehilà, Ecco la tua lista desideri Riflessioni sulle cause della libertà e dell'oppressione sociale 1 I classici del pensiero libero, 23 by Simone Weil ISBN: Nessuno | Brossura http://www.anobii.com/books/Riflessioni_sulle_cause_della_libertà_e_delloppress
ione_sociale/01970a176eb82f4fa3/ Da dove vengono i sogni by David Vann ISBN: 9788845269899 | Altri http://www.anobii.com/books/Da_dove_vengono_i_sogni/9788845269899/018093ef06d1337312/
Comunque vada non importa by Eleonora C. Caruso ISBN: 9788897404088 | Altri http://www.anobii.com/books/Comunque_vada_non_importa/9788897404088/01bd56f45a36e55c69/
Suonare il paese prima che cada 1 Musica dagli anni zero by Meg, Dente, Enrico Gabrielli, ... ISBN: 9788895029375 | Brossura http://www.anobii.com/books/Suonare_il_paese_prima_che_cada/9788895029375/018956fd459582df2a/
Il posto della scienza 1ª ed. Realtà, miti, fantasmi by Edoardo Boncinelli ISBN: 9788804524526 | Altri http://www.anobii.com/books/Il_posto_della_scienza/9788804524526/01e945e238cfd0c4a0/
Elogio della fuga by Henri Laborit ISBN: Nessuno | Brossura http://www.anobii.com/books/Elogio_della_fuga/0108e1dacfbff194af/ Sofia si veste sempre di nero 1 by Paolo Cognetti ISBN: 9788875214401 | Brossura http://www.anobii.com/books/Sofia_si_veste_sempre_di_nero/9788875214401/01ef9cca380145b530/
Manuale per ragazze di successo by Paolo Cognetti ISBN: 9788875210342 | Altri http://www.anobii.com/books/Manuale_per_ragazze_di_successo/9788875210342/0176c526e883ddbb45/
Ulisse by James Joyce ISBN: Nessuno | Altri http://www.anobii.com/books/Ulisse/015bffdaf6411efd71/ Amleto by William Shakespeare ISBN: Nessuno | Copertina rigida http://www.anobii.com/books/Amleto/0158cc996ef2c00e4e/ Storia d'agosto, di Agata e d'inchiostro 1 by Nadia Terranova ISBN: 9788871066554 | Brossura http://www.anobii.com/books/Storia_dagosto,_di_Agata_e_dinchiostro/9788871066554/01846da987fc27135c/
La vita agra 10 by Luciano Bianciardi ISBN: 9788845249112 | Brossura http://www.anobii.com/books/La_vita_agra/9788845249112/010dd5180e27be314f/ L'epoca geniale 1 e altri racconti by Bruno Schulz ISBN: 9788806200886 | Brossura http://www.anobii.com/books/Lepoca_geniale/9788806200886/01f0f1dad644235a8f/ Un uomo giusto 1 by Elena Stancanelli ISBN: 9788806204280 | Brossura http://www.anobii.com/books/Un_uomo_giusto/9788806204280/0192232a9f440a279d/ Caro diario ti scrivo... 1 Con Matilde, Beatrix, Anna Maria, Emily, Silvina, Jane by Patrizia Rinaldi, Nadia Terranova ISBN: 9788871066172 | Brossura http://www.anobii.com/books/Caro_diario_ti_scrivo/9788871066172/0114b50b6d57b9f0eb/
Accabadora 1 by Michela Murgia ISBN: 9788858400098 | eBook http://www.anobii.com/books/Accabadora/9788858400098/010cf96c9f4c80ec23/ Esercizi di fantasia by Gianni Rodari ISBN: 9788835958260 | Altri http://www.anobii.com/books/Esercizi_di_fantasia/9788835958260/016b043009d5b47f61/
Le fiabe che curano Racconti popolari e psicoterapia by Verena Kast ISBN: 9788874474493 | Altri http://www.anobii.com/books/Le_fiabe_che_curano/9788874474493/01ff5b4c1e2e6e9117/
Come raccontare una fiaba 1 by Paola Santagostino ISBN: 9788870315493 | Brossura http://www.anobii.com/books/Come_raccontare_una_fiaba/9788870315493/013c8674cbdd526834/
Settanta 1 Nuova edizione by Marco Belpoliti ISBN: 9788806202217 | Brossura http://www.anobii.com/books/Settanta/9788806202217/01abc4194455780365/ Tredici racconti 1 by John Cheever ISBN: 9788860442444 | Brossura http://www.anobii.com/books/Tredici_racconti/9788860442444/01b6f60bdfb914cb86/ Cosa volete sentire 1 Compilation di racconti di autori italiani by Vasco Brondi, Peppe Voltarelli, Rossano Lo Mele, ... ISBN: 9788875213794 | Brossura http://www.anobii.com/books/Cosa_volete_sentire/9788875213794/0183b18a2e4e058e65/
Hanno tutti ragione 1 by Paolo Sorrentino ISBN: 9788807018091 | Altri http://www.anobii.com/books/Hanno_tutti_ragione/9788807018091/01b336bfe0f9b750a6/
Troppa felicità 1 by Alice Munro ISBN: 9788806200787 | Copertina rigida http://www.anobii.com/books/Troppa_felicità/9788806200787/01d3268c8264208a64/ ll Maestro e Margherita 1 by Mikhail Bulgakov ISBN: 9788880494508 | eBook http://www.anobii.com/books/ll_Maestro_e_Margherita/9788880494508/0117ce589ec99ea921/
La macchia umana by Philip Roth ISBN: Nessuno | Copertina rigida http://www.anobii.com/books/La_macchia_umana/01cc54ddef59cad456/ Odio Springsteen e gli U2 1 Poesie 1983-2011 by Federico Fiumani ISBN: 9788860632784 | Brossura http://www.anobii.com/books/Odio_Springsteen_e_gli_U2/9788860632784/019a9b161ffba53362/
Lettera di dimissioni 1 by Valeria Parrella ISBN: 9788806200169 | Copertina rigida http://www.anobii.com/books/Lettera_di_dimissioni/9788806200169/01375286fc67871791/
Nomi, cognomi e infami 1 by Giulio Cavalli ISBN: 9788896238370 | Brossura http://www.anobii.com/books/Nomi,_cognomi_e_infami/9788896238370/013e457d55b79c4c9d/
Racconti - vol. 1 1 by Anton P. Chekhov ISBN: Nessuno | Brossura http://www.anobii.com/books/Racconti_-_vol_1/014eca51fe3b648028/ Tutti i Racconti - 5 Volumi by Katherine Mansfield ISBN: Nessuno | Altri http://www.anobii.com/books/Tutti_i_Racconti_-_5_Volumi/0178674253db9af5cd/ Come diventare se stessi 1 David Foster Wallace si racconta by David Lipsky, David Foster Wallace ISBN: 9788875213619 | Copertina morbida http://www.anobii.com/books/Come_diventare_se_stessi/9788875213619/01ec8e2c7932aca5e5/
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giovedì 20 dicembre 2012

io e tu

Vi amo tutti voi che entrate e uscite da questo blog, come amo me, che sto lì a guardare i commenti, le statistiche, le nazioni che hanno sfiorato questo spazio verde di parole nere.
perchè?
chissà.
per me?
non so.
curiosità?
embè.
grattarsi un po'.
spolverare.
vedere un uomo che brucia.
far parte.
gettare un po' di tempo.
odiare in solitudine.
questa è una cazzata.....che non cancello. Tutto dietro mi porto, pure la segatura delle mie illusioni.

ascoltiamoci 'sto pezzo insieme, a palla, eh!

lunedì 17 dicembre 2012

scatola di plastica


Mi sono preso una scatola di plastica, di quelle che si ripongono negli armadi, con coperchio e chiusura ermetica. Vado nei posti dove conduco i laboratori per bimbi piccolissimi e i loro papà, con questa scatola di plastica gialla. Mi sento un po’ come F.F. quando arrivava sul palco, negli anni ’90, con un borsone da palestra  piena di cavi, jack e altre cosette per il concerto. Come lui in quegli anni (almeno credo) anch’io in questo periodo mi sento in bilico tra il fallimento e la voglia di insistere, magari fino al fallimento, che potrebbe essere un inizio in bilico.

Di far parte del mondo delle parole – solo parole e niente vita – non se ne parla; di aggiustare il tiro nei confronti dei miei capi attuali e ripartire, proprio no. Resta il coraggio di mostrare le braccia senza tatuaggi coi muscoli tutti intatti, disegnati da un gene inquieto e irriducibile. Sono gli stessi muscoli del ragazzo che ero, di passaggio nelle stazioni arrugginite degli anni ’80, in quelle sale d’aspetto piene di pedofili che non avevano ancora sulla schiena questa definizione scialba quasi a legittimarli. La stazione termini era piena anche di tossici, che loro hanno sempre avuto le peggiori definizioni sulla pelle, perché della loro condizione derelitta aveva sete quella società: erano il confine spinato da cui strappare i figli già viziati d’inganni finanziari, e pieni di solitudini di benessere allucinato. Non ero adatto a quegli estremismi, a quelle manie di postumi da benessere mal gestito; aggiravo quei pericoli senza fatica, sicuro dello splendore che nascondevo sotto la maglietta. A me bastava girare per le città col naso all’insù e fiutare gli innamoramenti che esplodevano tra le vetrine e le panchine. Roma mi eccitava per tutto il tempo che la calpestavo con quel mio passo veloce e sincero. Avevo bisogno di questo allora.

Insomma, con questa scatola di plastica provo a risistemare l’inventario delle mie aspirazioni, sputando fuori il già visto per continuare ad aspettare nel mio giardino di foglie gialle le persone migliori, quelle che ti fanno le domande e s’immaginano le cose che racconti. Che ascoltano, come faccio io con loro, sempre, ogni singola parola di racconto, ogni inciampo a cui presto orecchio e braccia. Non sono un buono, no, ma so di essere sensibile, e questo a volte significa complicarsi la vita; so di essere attento utilizzando distrazioni che vanno a cercare i dettagli sconosciuti alle masse. Che, come da mille anni, sono macigni con cui trattare per avere lo spazio necessario per amare e continuare a lottare. Senza farsi impaurire restare in bilico tra l’odio e tutto il vuoto intorno che ci protegge.

Stanotte riconoscere il dolore e tenerlo al fresco, accanto al latte.


 

(incipit) Quella capanna lurida di cocci e legno ha seppellito ogni possibile conformismo, da lì ogni mattino mi sono risvegliata, e il lenzuolo ipocrita, abbagliava ogni ripartenza.  Già al pomeriggio, in quell’ufficio metallico balbettavo e tremavo davanti agli altri e le cosce mi buttavano giù. Senza pronunciarne una le mie parole urlavano schiaffi dalla bocca. E tu dal treno grigio ancora non mi amavi.

mercoledì 12 dicembre 2012

la macchia umana, di Philip Roth






Con questo libro di Roth sono cresciuto come lettore. Ora posso dire di aver assorbito tanta di quella rimbombante complessità, da risultare semplice la visione d’insieme. Ho goduto dei ritratti netti che i personaggi  indossano nel romanzo,  coi loro panni delle mille corruzioni, e delle infinite gabbie del male. Dell’autentica e zoppicante capacità adattiva. Dell’amore costruito nel tempo, e di quello improvviso. Del sesso cosi com’è. Inoltre ho imparato un po’ delle cose accadute in questi anni negli Stati uniti, e nell’Occidente tutto. In fondo posso dire che questo libro ha fatto anche emergere alcuni dei miei misteri oscuri, quindi ignoti, e appena appena percepiti al volgere di certe pagine potenti. Questo è avvenuto leggendo avidamente del percorso esistenziale di Coleman, e seguendo l’inquietudine di Faunia come se fosse una derelitta per poi scoprire, appena entra in scena il suo pensiero snocciolato, che la sua profondità non è misurabile in un quarto d’ora, tanto meno esige compassione a buon mercato. E’ molto di più, che ancora non ho del tutto elaborato.

Ogni personaggio di questo libro concorre, con la dignità nei passi, per un posto nell’olimpo delle storie da studiare tra mille anni, così da tentare una lettura definitiva su quel che siamo oggi noi occidentali nevrotici e insaziabili, adorabili e informatissimi, in questi anni complicati dalla noia. E non solo. Anche per mantenere uno specchio lucido - avendo intorno una cornice dorata e tagliente – dove far specchiare le nostre facce sature di presunzione.  

Roth riesce a far penetrare i personaggi e le loro azioni senza che te ne accorgi, col risultato di racconti nel racconto, di sentimenti che rimbalzano senza fermarsi mai. Questo credo sia davvero bello, contemporaneo e generoso che accada davanti ai nostri occhi sensibili.

Non solo. Con la lettura de “La macchia umana”, sono arrivato anch’io davanti a un lago ghiacciato, prima di addormentarmi, da dove osservavo il male come un intreccio di paure e desideri tra il candore e la neve, e quindi ricevendo la conferma per la vacuità di ogni redenzione da compiere la domenica mattina. Prima dell’aperitivo. Semmai, rovistare dentro di noi nelle secche di certe sere d’inverno, con l’umidità ai massimi livelli, e le energie residue spente da orribili persone di cui desideri la sparizione, che poi non basta farli fuori col pensiero, perché la notte è immensa e accoglie ogni disfatta, includendo gli spettri vestiti con le tue ansie migliori.

Avrei voglia di leggere come esigenza pari al bere, visto che quando è asciutta la mia mente sbando arraffando il peggio che circola in giro: deformo il mio mondo e lascio entrare il marcio.

Regalatemi libri a Natale o al mio compleanno, perché il vino lo prendo io.

giovedì 6 dicembre 2012

santo cielo!


Maledizione ai giorni lungamente grigi.  Oggi avevo in programma di andare alla fiera “Più libri più liberi”. Io e mio figlio. Ma un dolore alla testa a seguito di una giornataccia lavorativa hanno decretato una ritirata urbana. Eccomi solo col pc e musica dei Cccp a tutto volume. La casa sembra un club anni settanta, fuori la quiete di un quartiere come tanti della periferia, dentro fiamme e dolenti note. Poco prima, in vena ballereccia, abbiamo ascoltato “Quelli che ben pensano”, poiché ai figli gli piace ascoltare questo pezzo in alternanza con Il Piotta. Sembrava un mini-club del centro sociale occupato. Insomma, ci siamo sforzati per smorzare ogni angoscia, ogni assenza che tuona già all’uscio come ascia lucente. Balla ragazzo, scaccia la quiete che si traveste da prete. Intanto “La macchia umana” aspetta di essere finito, per concederti lo stupore di un tempo e di una società che corrode ogni creatura a dispetto di quel bene tanto divulgato dal prete di sopra.

Preti e parenti mi stavano rovinando, ma la musica e certi libri mi hanno tirato fuori da quella melma infima. Ora sono qua, dentro a una serata ampia con la finestra alle spalle e tutti i crimini con essa. Un muro bianco davanti da sfondare con parole aguzze, coi respiri decisi di vetro. Le tazze di melissa da sorseggiare. Uno a uno i vecchi tromboni da trascurare. Credere un po’ di più agli amici, alle persone della mia età, e a quelli che sfiancano l’ipocrisia ogni santo giorno, e nessuno a premiarli o a dargli una carezza. Santiddio! Diavolo! Una carezza per questa mia generazione che sta sballottando tra un passato glorioso e cazzuto (si fa per dire…) e un futuro non pervenuto. Una parola dolce d’incoraggiamento per queste facce una diversa dall’altra, per questi occhi all’ingiù che cercano mattonelle bizzarre da attraversare. Santo cielo! Diluvia sull’ovvio dei nostri padri e sciacqua quelle mani di fango di Luisella che sgobba tutto il giorno al call center e che aspetta Gianni ogni sera con le sue delizie di sogni farciti di crema contemporanea.  Ascoltali mentre Andrea ed io li asciughiamo con cura amorevole nei dettagli, e falli arrivare freschi e forti al prossimo mattino. Al resto ci pensiamo noi, che siamo pronti a non restare.