Le giornate di giugno parevano
deserte nel loro avanzare di debiti e vacanze da rinunciare. Antonio al
risveglio leggeva con gli occhi gonfi Diario di scuola, nel pomeriggio Marcovaldo,
e la notte, con gli occhi in allerta per il giorno che andava a spegnersi,
Skillig. Aveva questo pensiero gommoso che la sua vita fosse appesa ai libri, e
intanto i figli, la moglie, e i pochi amici con cui chiacchierare, stavano nei
loro letti, al riparo dai guai: impotenti per lui. Un esercito di amarezze avanzava
in quel giugno, ma il caldo improvviso almeno aveva sciolto una delusione
indicibile, e che per fortuna i temporali erano riusciti a farla scordare. Come
sempre le delusioni nella sua testa diventavano minuscole possibilità. Fughe.
Così era riuscito ad arrivare anche a questo giugno: ancora sorridente
nonostante una schiacciante riunione condominiale. Anche dopo i debiti, o i rancori
vivi come alici nelle reti, e le discussioni aperte con dei vecchi amici degli
anni novanta, che somigliavano ai libri difficili sui comodini. Metti pure le telefonate
che non squillavano mai e le risposte ai tweet attesi al mattino come certi
amici d’estate, durante l’infanzia. Tutto avanzava come un brutto libeccio, e
non c’erano più scogliere a rallentarne la forza.
Non aveva colpe e non c’era vento
quel giorno, permettendo all’afa di dilatare l’anima - come scrive su
tastiera vellutata Vittoria, e l’anima di Antonio era così zeppa di desideri e
rabbie invernali, slabbrata, che somigliava a un aquilone in soffitta. E il
vino bianco, quello fresco che scende in gola dopo la patatina alla paprika,
era lì solitario ad aspettarlo in un locale del Pigneto, pieno e desolato di
ragazze ancora più vogliose di lui: dopo un inverno ad ammuffire in un bilocale,
da dividere con quattro sconosciute, che avevano quelle finestre che davano sul
muro di cavi elettrici bianchi.
Quel giugno se lo sarebbe ricordato
come sempre per le occasioni perse, le cene rimandate e quelle obbligate. Finalmente
arrivano i sorrisi eccitati dei figli davanti al televisore giallo e verde di
palloni, come sola novità estiva, diventavano un beato appiglio infantile per
strozzare il suo silenzio. La moglie sdraiata sul divano nero, col suo vestitino
leggero leggero come una piuma, era un po’in disparte come se avesse bisogno di
altro spazio per i suoi pensieri infiniti.
Continua...
Scritto da Antonio Anonimo per la Collana "Data in pegno". Editore Velleità
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