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giovedì 2 giugno 2011

Estate


Cosa voleva dire con quegli occhi serrati d’invidia? Con quel seno rigonfio di superbia, quale sciagura desiderava accadesse? Senti donna che vieni da un passato remoto, non capire quello che non c’è da capire: cosa ne sai delle mie notti insonni con la testa che sbatte contro un muro d’angoscia?
Oggi sono fresco come le mie rose selvatiche che mi porto dietro di casa in casa, di miglioramento in miglioramento. Sì, sto diventando bello. Ero un timido ragazzo di provincia. Ora sono un timido uomo di città: non sono morto, e questo ribalta ogni passato pronostico.
Le mie mani tremano e mi portano verso volti sereni d’età.
Maledetti uccellacci statevene a casa, lasciate le strade alle belle persone con le camicie sgargianti, come me ieri sera. Centocelle mi sembrava un bouvelard e il piccolo teatro Broadway. Come sono felice dentro alla mia delicata fantasia.
È quasi estate: ogni festa è alle porte, ogni ombra è alle spalle.

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