L’altro giorno ho prestato un libro
alla maestra di mio figlio, anzi, a dire il vero, gliel’ha prestato lui
direttamente. Era un libro su Leopardi che uscì con l’Unità. Tanti anni fa. Quando
è tornato indietro, il libro, mi sono accorto che conteneva, come segnalibro,
una multa ricevuta candidamente sul treno Roma-Bologna nel ’95; all’epoca, e
già da qualche anno lo facevo, mi ero fissato che non dovevo pagare i biglietti
dei treni, dell’autobus, etc. Ora un po’ me ne vergogno, anche se, in realtà,
mi vergogno soprattutto della mancanza di vie di fuga, di treni presi al volo e
di autostop programmati. In questi giorni mi pare tutto chiuso, bloccato e
senza via d’uscita. Implosione, questa è la verità. Non riesco neppure a
mandare a quel paese quelli che se lo meriterebbero, no, e perché pago lo
scotto dell’aver mediato pure col diavolo. Ora pago la colpa della
ragionevolezza prima di tutto, altro che tipo istintivo, altro che impulsivo e
romantico. Sono terrorizzato dal conflitto. Evito le zuffe, e scappo verso le
sorelle: le consolanti sorelle che la vita mi offre in ogni mondo abitato.
Comunque, la multa era di quasi
100.000 lire! Azz, mica poco. Fuggivo anche allora, dalla noia di scelte subite
e dalla paura di restare ingabbiato in spazi angusti e poco simpatici. Ero esigente
all’epoca, non mi accontentavo mica del primo lavoro che mi capitava, della
prima situazione che mi si parava davanti. Lo scenario era mio, guai a chi mi
voleva far recitare la parte.
In fondo a questa lagna qualcuno
potrebbe dire: embè, e io allora? Tu cosa? Dimmi come hai passato le tue
giornate in gioventù? chi hai amato? cosa hai evitato? E chi ti ha sostenuto? Le
mie spalle oggi come ieri sono logore di storie perse, nessun padre o fratello
che le copra, neppure nel fine settimana.
Ci vorrebbe un lampo visionario per
ribaltare la scena, le facce e la mia panza che avanza. Stritolare i pensieri
fissi e lasciare germogliare fiori nuovi. Abbandonare i sensi di colpa e
dipingere le pareti. Far ridere almeno un’ora al giorno i miei figli e
spernacchiare gli antipatici.
Fare il miglior soffritto della
borgata.
Prendere il freccia rossa senza
biglietto almeno un’altra volta ancora prima d’invecchiare di nuovo.
Ci vuole un’altra vita, cantava.
1 commento:
L'implosione crea il vuoto, il vuoto è spazio da riempire. Beccate sta filosofia spicciola...e buona festa!
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