Uso la tazza verde tisana come arma
per ricucire l’anima; be’, un buon inizio. Non c’entra però con me, oggi non c’entra.
Devo raschiare parole sensate per la mia storia.
Se guadagnassi duemila euro al mese, e così
facendo vedessi poco o niente i miei figli, allora sarebbe pure peggio. Di
stare coi soldi contati ogni notte, ogni mattina, in macchina e tra gli amici. Sì, facendo i
conti fino in fondo, fino alle viscere dei pensieri, mi viene da dire che
giocare alla lotta, imitare e inventare personaggi, pettinare il grande e farsi
il bagno col piccolo, tengono alto il mio umore. E che non conta?
Quelle poche volte
che non li ho visti per l’intero giorno, e sapendo che non dipendeva dalla mia
volontà, be’, quelle volte mi sono intristito; allora, questa miserabile condizione,
la lascio volentieri a te che accumuli soldi e dolori, e gli uni sono il
prodotto degli altri.
Ieri a caterpillar, su radiodue, un
camionista col tono malinconico diceva proprio questo: sto fuori tutto il
giorno, non vedo i figli, e guadagno duemiladuecentoeuro. Vabbè, questo lavora
su e giù per l’Italia, e magari non sopporta la moglie, così stare fuori di
casa non è poi tutto il male del mondo. Tra il camionista malinconico e me, che
guadagno la metà del suo stipendio, assegni e detrazioni inclusi, ci sono altri
uomini che non sanno di me né della sua malinconia: questi vedono solo il
lucido sulle punte delle loro scarpe. Meno male che vedo i miei figli tutti i
giorni, il loro crescere sorprendente e irripetibile. La crisi per me sarebbe anche non vederli, non raccontarli ora. A
me però non invitano a ballarò, e neppure sono tra le statistiche o apro i tiggì.
No, quelli come me stanno nel silenzio della propria dignità, in case comprate
a fatica. Siamo a distanza di sicurezza dai vecchi guai familiari, dalle
tragedie scansate all’ultimo minuto: noi che precipitiamo nella mediocrità
tentatrice, senza occhi da salutare.
Ma non basta. Vorrei guadagnare il
necessario per raccontare meno bugie riguardo a strategie per posticipare
acquisti o che. E sgobbare di nuovo con la passione nei polmoni; che venga
fuori il meglio di me per qualche anno, come navicella impazzita che mostri un
lato (finora) oscuro, tanto atteso da te. Ma non c’è. E non ci sarà mai.
Ci resta viaggiare come luridi vecchi
sognanti, senza rughe e senza pieghe, cantando.
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