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martedì 10 luglio 2012

tamerice


Se ne rimane a casa da sola. Con le zanzare divertite a punzecchiarla. Il chiacchiericcio insopportabile della spiona di turno, forse le farebbe quasi piacere. I cani abbaiano più del solito e il libro della Munro pende dal tavolino, quasi inconsapevole. Come lo è l’amore mozzato da una scelta assurda: scontare la pena di non aver fatto quella necessaria, di scelta. Ma come pensavi che finisse, che venivano a chiederti scusa in groppa al mulo? Pensaci, hai anticipato gli eventi e collassato le illusioni un minuto prima della loro resa. Al più forte. Al potere che guizza come piranha travestito da merluzzo, sulle acque poco chete della tua realtà. Ombrosa e solare realtà che accoglie ogni cosa, ogni delinquente simpatico, pur di esserci. Maledizione!

Desideri ora rimbalzare tra i viali marini evitando i Tamerici che allegramente ne disegnano la bellezza; quei viali che facevi di corsa in bicicletta per acchiappare Giacomo o Gianni, e loro ghignavano sicuri della loro forza. Tu non piangevi e tiravi su il muco per non perdere tempo e continuare la rincorsa. Per poi aspettare la notte per disperarti, e tirando fuori l’inadeguatezza di sempre che diventava disprezzo per la tua famiglia; questo al riparo dagli sguardi dei tuoi amici e di tua madre. Ecco, quelle notti ritornano reali e concrete in questi giorni come se nulla fosse.

I tuoi anni schiacciati da suole pregiate, da persone che, sul limitare della decenza, tra il poco e il nulla, stanno applaudendo il prossimo buffone da corteggiare.

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