Poi raccogli le olive e sei contento.
Stanco certo, ma pure soddisfatto. Sono anni che faccio il contadino per finta.
Non so riconoscere le più comuni malattie dell’olivo, né il tipo d’oliva che
raccolgo; frantoio, itrana, bah, sfumature grigioverdi e poco più. Non me ne
fotte di diventare un bravo olivicoltore, neppure di fare il contadino quasi
vero. No, sono retaggi romantici che mi hanno riempito il cervello da ragazzo,
oggi voglio imparare l’Infinito a memoria, che dovrei già sapere, infatti, lo
so, ve la dico? Ma no, vi dico che adoro certi ritmi che vivo tra gli alberi,
cani, gatti e foglie dure. Acqua lete come se fosse vino, e birretta che sposa
il panino con mortadella e melanzane sottolio come ricompensa maschile. Ogni
tanto giochiamo a fare i contadini tipici, e l’erba alta intorno si fa una
risata frusciosa. I rovi brindano al pericolo decespugliatore scampato, anche
oggi come ieri le serpi neanche si nascondono. Sopra un cielo macchiato di
nuvolette isolate. E le barzellette tra cesoie e rastrelli. Risate tra rami e
cassette. Ricordi che si stendono accanto alle reti, che mi ricordano i pesci
argento e neri che saltavano in spiaggia nell’ottantatre. Mio padre se ne sta
in una scatola argento tra nonni antenati e fiori finto fresco. E le guance tue
sono rosa, e sento scorrere il tuo sangue accanto al ruscello esangue. Vi
abbraccio e parlo come un forsennato, parlo e ti accarezzo come un pazzo.
Sento un odore di silenzio senza
lamento. E dei seni che aspettano bocche e delle mani che cercano confini di
carne da contenere. Per non scappare più e aspettare una telefonata o una mail,
avvolte a pensieri d’affetto.
2 commenti:
Mi spiegherai questa cosa della ricompensa maschile...la melanzana....
é culturale la questione...
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