In questi ultimi
cinque anni i miei figli hanno quasi raddoppiato il peso, e sviluppato il senso
dell’humour ben oltre la media europea, considerando però la categoria senior.
Mia moglie è diventata più bella, e io non ho cambiato lavoro. Sì, ne ho
aggiunto qualcuno strada facendo per integrare soldi e autostima: ho proposto (e realizzato) progetti
per l’infanzia. Cinque anni fa
ho cambiato ambiente lavorativo, sono passato dai servizi alle persone con
disabilità, a educatore di asilo nido. La vera sorpresa, dopo un primo anno
d’incertezze, è stato scoprire di non voler più tornare a fare l’educatore di
prima. Piuttosto vado a lavare le auto di notte, bofonchiavo sempre di notte, quelle insonni e piene di dilemmi. Dico così, ma, in fondo, il
problema è che non riesco a tornare (quasi mai) sui miei passi. Addirittura nel
frattempo ho fatto il coordinatore in pectore, poi, quando c’era da
ufficializzare l’incarico, mi sono ritrovato nella classica situazione
italiana: favoritismi - opacità padronale - zero investimenti. Sono rimasto per
quasi un anno incazzato nero. Poi è passata. Così quest’anno, ragionandoci su, sempre tra l'insonnia e l'illuminazione,
ho capito che nei prossimi cinque anni vorrei lavorare altrove. Lo confesso.
In questi cinque
anni ho conosciuto belle persone, e smesso di frequentarne di brutte. Non sono
andato a Parigi né a Londra, figuriamoci a New York. Ho girato un po’ l’Italia,
e mi sono innamorato di Genova. E di certi paesaggi siciliani, e di alcune
colline campane. Ho divorato, spaventatomi nei primi trenta secondi, il polipo
crudo. Ho abitato undici giorni a Stoccarda, con fervore teutonico e curiosità
mediterranea.
In questi ultimi
cinque anni ho vaneggiato poco, sia svolte epocali che fughe in campagna o a
Bologna, e stronzate del genere. Ho scritto un paio di progetti niente male, e per
capire com’è finita torna alla voce zero investimenti. Poi ho scritto cose
sparse qua e là, senza sfarinare l’autobiografismo; ho frullato il più
possibile, seguendo le indicazioni di Antonio Pascale, quindi fiction e
biografia, preferendo (finalmente!) soprattutto il primo ingrediente, quindi, più
immaginazione e meno sentimentalismo. Poi ho scritto centinaia di post su questo
blog, impegnandomi forsennatamente ma senza nessuna intenzione di intravederne
un percorso, un corpo o una qualche velleità evidente (giuro!). Scrivevo con la
voglia di scrivere, e alla fine, appoggiando con calma il mouse sul cotto del
caminetto, stavo da dio. E tutti mi sorridevano. E la casa, il giardino e i
bambini mi apparivano più autentici, meno pensati. Davo tutto quello che
ribolliva nella testa e nelle vene alle tante parole che buttavo sullo schermo,
come se sbucassero da un tubo d’irrigazione flessibile e colorato di blu.
Ora aspetto che
i fiori sboccino da soli, e che le belle persone continuino a sorridermi come si fa a
un bimbo che sta cominciando a parlare.
Buone vacanze e cose belle a tutti quelli che frequentano davvero questo blog. Vabbè, anche agli altri, inclusi quelli della Corea.
bye bye
Poesia di Raymond Carver
E hai ottenuto quello che
volevi da questa vita, nonostante tutto?
Sì.
E cos'è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.
Sì.
E cos'è che volevi?
Potermi dire amato, sentirmi
amato sulla terra.
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