Decido
all’ultimo minuto possibile di andarci. Stavo in macchina e pensavo al tempo
che ci stavo impiegando per arrivare alla libreria Minimum fax: più di un’ora e
mezza. Allo svincolo impazzito della Tiburtina stavo rinunciando, poi, pensando
a tutte le mie rinunce, mi sono messo a pensare ai miei ultimi anni: non male,
dài, in fondo hai osato metterti in gioco, mica come quelli che si lagnano
sempre sull’uscio della casa di mamma’. Così di colpo mi sono ritrovato a
parcheggiare al Circo massimo. Comincio a correre verso Trastevere. Mi fermo in
un bar, un po’ fighetto, per prendere un amaro; anzi mezzo, che dovevo
continuare la statistica sul prezzo. Tre euro mi chiede la ragazza carina. Azz,
ero rimasto ai due euro come massimo e un euro il minimo. Roma centro è un
mondo a parte. Arrivo in libreria e mi nascondo dietro un cartello pendente: sono
timido dalla nascita, con miglioramenti evidenti negli ultimi anni. Credo che
quello accanto a me sia Christian Raimo, che cinguetta pensieroso. Antonio Pascale parla tra libri e persone accovacciate, più o meno dice le cose che già ho sentito dirgli in questi anni; in
fondo sono un fan (ma dài?) quindi è il prezzo da pagare. Ma il ricavo è una
verve comica, un po’ punk, un po' coraggioso, ed è quello che mi trasmette il suo stare al presente, in
una libreria piena di gente affamata di parole e racconti. Antonio ha scritto un altro
libro di auto-fiction, con l’aggiunta di un personaggio che ti trascina,
divertendoti, nei meandri della fragile contemporaneità che ci tocca vivere. Sto
al terzo capitolo e non ti dico gli spunti di riflessione che mi ha già dato. Al termine Antonio
mi riconosce, ci abbracciamo e scambiamo qualche chiacchiera: la mia timidezza
credo mi faccia apparire distaccato, quindi, proprio quando potrei mettermi a
chiacchierare in libertà m’inceppo e ricomincio a sudare. Forse puzzo pure, di
certo faccio sempre la figura di quello che sta per i fatti suoi, quando invece
avrei voluto prenderlo in braccio e mollarlo solo dopo aver scelto un locale
dove bere e parlare.
Antonio è
inquieto, un po’ strano, incerto nei movimenti, ma con uno stile tutto suo di
accompagnarti nel mondo, che è il suo raccontare di donne, ambienti romani e questioni complesse, sempre partendo dal particolare, dai fatti suoi, cioè, del Personaggio che vaga insieme alla sua poetica nevrotica. Gli uomini lì controlla soltanto, scrive. A me questo basta, non voglio chiedere di più a uno
scrittore. Il resto, la tecnica, gli approfondimenti critici non mi
appartengono più, questo l’ho capito al ritorno; mi ero nel frattempo asciugato
e avevo voglia di chiacchierare sulla questione, ma sul lungotevere c’erano
solo turisti e coppiette.
Mi consolo con
la dedica: A peppe che lotta e sogna e scrive e pensa.
1 commento:
che bellezza! che mi perdo non seguendoti peppì!!!
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