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venerdì 2 marzo 2018

A scuola non ci vado più

Oggi non ci vado a scuola. No, me ne sto in giro, prendo l’autobus e faccio capolinea-capolinea. Voglio vedere le facce di chi non sta a scuola mentre io dovrei esserci. A me piacciono le facce delle persone sconosciute, a me piace riconoscere quello che pensano. Poi voglio mangiare un cornetto gigante con la panna, al bar Zurich. A scuola i professori sono frettolosi, pensano o alla prossima campanella o a come inchiodarti. Una volta quella di matematica mi ha fatto andare alla cattedra, ma solo per far vedere a tutti che brutti denti avevo: perché tua madre non ti compra l’apparecchio? E giù tutti a ridere. Una volta un’altra mi ha detto che stavo ai piedi di cristo, e forse aveva ragione: mia madre era appena stata dimessa dalla clinica. Un’altra, quella che si faceva portare la carne di prima scelta da un compagno di classe figlio di macellai, mi ha detto all’improvviso: ma tu sei scemo!

Insomma, io di certo non sono un genio, di certo non capisco Pitagora o l’inglese ma quando la maestra ci faceva trascrivere l’Eneide a me piaceva pure. Non ci capivo niente lo stesso, però era quel non capire niente che ti piace e che pensi prima o poi forse lo capirai. Ecco, a parte questi professori un po’ così, io resto sempre ottimista: sogno di diventare fotografo, poeta e pure contadino. Mia madre non chiede mai cosa voglio fare da grande, mentre mio padre mi fa fare già il grande, portandomi al lavoro con lui.
Di fatto stasera quando parlerò coi santi, io parlo coi santi prima di andare a dormire, gli chiederò di aiutarmi a scegliere una scuola fatta apposta per me. Io sono ottimista, e quando non vado a scuola voglio prendere l’autobus e fissare le persone sedute strette strette che guardano il mare come se guardassero il loro vecchio amore. Io non ho ancora un amore, così guardo loro che lo guardono, così imparo come si fa.
Domani forse ci andrò, o forse no, non riesco ancora a decidere. Chi mi aiuta a decidere? Quasi quasi lo chiedo a quella vecchina rugosa che sta sempre con quella busta di pane e mi sorride sempre, una volta mi ha fatto l’occhiolino e mi sono fatto tutto rosso. Domani mi faccio forte e glielo chiedo. Domani voglio imparare come si fa a parlare con gli sconosciuti.
(marzo ‘85)



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