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giovedì 10 marzo 2011

facce strambe


Nella mia famiglia tutte facce strambe. Occhi a palla, occhi verdi. Nasi enormi, sguardi torvi. Per non parlar dei seni tondi e delle bocche spalancate. Poi corpi slanciati, e piedi piatti. Nessuna eccezione, nessuna tradizione. Ognuno è diverso a modo suo. Ci siamo mischiati nell’euforia del tempo. Nessun incontro fluido, solo abbracci confusi. Solo storie combinate, solo amori impossibili.
Io ne resto fuori, sia chiaro, altrimenti chi racconterebbe ste stranezze? E pensare che nella storia di famiglia sto collocato poco su “Maria la pazza”, e poco in basso di “Zi Antonio che portava sempre i limoni…”. Che piacere sta famiglia di strani, che libertà dentro sta famiglia d’irrequieti e quieti. Di seni enormi e culi piatti. Di urla di sorrisi e silenzi tombali. E pure quando arrivano nuore, generi e nipoti acquisiti, il flusso continua. Un contagio virale vivo e generante di casi umani incessante.
Un romanzo non basterebbe, un racconto la umilierebbe, sta storia va distribuita a cadenza annuale. Non parlo di biografia: troppo semplice sarebbe. Storie, leggende, e pettegolezzi che raccontano, tra le righe allegre, una miniera di una miserabile storia. Non conta la verità strillata, ma le verità sussurrate qua e là nelle pagine più in ombra. Sant’iddio, la narrativa è vita che si fa suggerire dalla fantasia. Storielle e tragedie che nel tempo si adagiano. Noi a srotolare e fare a pezzetti tutto questo.
Poi lacrime e risate borbottano tra le pagine che una è figlia dell’altra. Ma cosa importa? Bisogna sempre trovare il tempo di pulire dalla cenere i nostri occhi umidi. E mai farsi schiacciare da una sola emozione. Altrimenti una scopata diventa una lezione teleguidata di fitness yoga….
Noi siamo sangue rappreso che si scioglie nel bucato delle nostre storie private. Almeno fino a quando non si decide di scriverle 'ste cose. E allora son risate e bastonate, dipende dai parenti e amici che si ha.

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