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sabato 16 aprile 2011

"Habemus Papa"


Una visione lenta, che trascorre il suo tempo dentro a un dramma umano: la scelta di non essere pronto per fare il papa. Una cosa lontana e fuori da ogni aspettativa. Al di là di ogni usuale morbosità che gravita intorno alle cose del Vaticano, questa scelta di rinuncia, associata ad un vagabondare del santo padre tra le vie di Roma, nel film di Nanni Moretti restituisce una faccia – intensi i primi piani – un corpo, e tante parole di autentica e umile riflessione. Intermezzi morettiani alleggeriscono e spiegano, a tratti in maniera sconvolgente – la tesi darwiniana contrapposta a quella della fede -, dove sono le pieghe e le aderenze che l’esistenza mette in campo tra noi e il caso. Tra l’uomo e la donna. Tra il bambino e l’adulto.
Questo film raccoglie in meno di due ore le ansie e le fragilità di un gruppo di cardinali, che pare stiano lì per caso, quasi che la loro presenza fosse spinta da una forza oscura, naturale. Insomma, tutto si avvicina a quel tema così importante che il regista, in maniera delicata e per niente saccente, mette in campo (di pallavolo) per offrire una chiave di lettura sul senso della vita molto casuale e lascia che ci si aggrappi all’attesa vana che tutto si ricomponga. Questo avviene alla prima teatrale a cui assiste il papa, che nessuno sa chi sia, a parte i cardinali, il portavoce, le guardie e lo psicanalista recluso nelle stanze del vaticano. Un intrigo che non va verso l’ignoto né verso il noir, si narra solo una difficoltà a restare nel ruolo designato.
“Habemus Papa” riflette un presente barcollante, in attesa di una scommessa col futuro che nessuno vuole azzardare. Così la lentezza dei movimenti, insieme all’incapacità di scegliere, mostrano un uomo in preda a conflitti quotidiani per niente assoluti o sacri: indossando la maschera dell’attore forse si riesce a spiegare le difficoltà del tempo. In fondo stiamo dentro a una bella melodia che non vogliamo abbandonare. Un desiderio di farsi accompagnare con dolcezza lungo i nostri anni.
Alla fine della proiezione mio figlio ha detto che nelle parole del protagonista si sentiva la saliva, durante la dichiarazione finale, che l’hanno fatto emozionare; quindi, dichiara, vuol dire che l’attore era proprio bravo.




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