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martedì 6 settembre 2011

poco chiaro


Stare dentro la notte e sperare di prendere un pensiero buio. Poi, una volta afferrato, affogarlo in un sacchetto nero e aspettare il silenzio. Nessun corpo di donna in soccorso. Nessun tavolino apparecchiato ad aspettarti. Neanche una mentina. Stai aspettando che la notte si allunghi fino alla notte successiva e poi ancora; senza muoversi come formiche nelle parentesi di luce. Stare a vedere fino a che punto il buio è nero. Poi tremare di freddo, ma sai che è un tremare di paura, perché nessuno ti offrirà più un caffè neppure quando avrai capito che la luce è soltanto un ricordo. A quel punto salire le scale fino al nero meno buio e tuffarsi dentro i grigi che offre lo spazio.
[Cazzo, che puttanata tutta ‘sta fascinazione per l’oscuro. Ora mi è chiaro: bastava essere sinceri al momento opportuno per poi lasciarsi guidare dalla direzione dei piedi fino a te]

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