Pagine

lunedì 17 ottobre 2011

nanetti d'oggi


Oggi dopo una giornata carica di tensione e paure, di crolli, di fughe e di fame. Insomma, dopo un concentrato di sensazioni che somigliano a un’esplosione silenziosa, uno sprofondo dell’anima; insomma mi vedo che entro al Lidl e compro, con un euro e diciannove centesimi, la mortadella pressata nella plastica che costa proprio quella cifra. Ma chi cazzo è questo sceneggiatore che sta mostrando prima della prima il mio film. Il mio romanzo. Mannaggia, almeno fammi morì.
Che poi io non credo né alla sfortuna né tanto meno al destino. Credo alle mie forze, a qualche amico, a qualche scrittore, a Enrica e i miei figli, a qualche canzone, e poi, in fondo, alle belle sorprese che mi aspettano ogni mattina tra il raccordo e la notte.
Mi aggrappo ad alcune pagine di libri, al blog di Antonio Pascale, alle pause caffè, ai bambini del nido che, dopo che con tutta la calma dell’universo gli spiego una cosa, e loro, con tutto il candore di esseri che sono nati l’altro ieri, mi ascoltano senza essere sudditi della mia tirannia da adulto. Uno scambio virtuoso quasi circolare, se non fosse che nel frattempo due di questi nanetti già si stanno a litigà una bamboletta. E lì si ricomincia. Con calma, non bisogna essere duri con loro. E la bamboletta viene curata da entrambi i competitor. Poi arriva un altro nanetto e rovescia l’olio sul vassoio montessoriano. E checcazz, urlo dentro. Comincio a innervosirmi, ma, con una calma forzata, me li porto tutti verso la tavola. Li sfamo con pezzetti di pane. Poi lì porto in bagno e una fa: noooooo! Pane. Allora tiro dritto, le regole, poche regole ma chiare e decise. Così si cresce, vero? A me lo dici, dico io, che sono cresciuto in piena anarchia di coccole e morsi. Ha ragione Leopardi quando scriveva che un buon educatore deve aver ricevuto una buona educazione? Bah, intanto continuo a tenere il punto, la nanetta viene e si mette sul water. Poi si lava le mani e dice: voglio Peppe. E io: eccomi, anche se mi arrabbio un po’ resto sempre Peppe. L’ho dissociata per tre secondi ma, subito dopo, mi fa un sorriso che arriva fino ai suoi capelli neri neri. E io avrei voluto gridarle che sono felice per le sue parole semplici e delicate (beh, un po’ rozza lo è questa…) che ancora se ci penso mi viene da piangere. Sto senza un centesimo, ho litigato con mezzo mondo (mio), non vedo niente di buono da qui al 2015, eppure, queste parole mi hanno dato una forza che neppure la Bellucci nuda che mi porta una camomilla durante l’insonnia; al buio, quindi, prendo la camomilla e mi rimetto a dormire, che ti credi.
Tu dici: ma perché cazzo scrivi su questo blog? Vattene a dormì, così la Bellucci arriva prima. E no, io scrivo per necessità bislacca che si sposa con l’esibizionismo infantile, altroché, qui mi gioco la dose di autostima quotidiana: il coraggio di espormi con debolezza e dignità. Questa è una cazzata che compete con la camomilla. E anche un po’ con la Bellucci.
Notte, cari fantasmi belli.

 Poesia di Sandro Penna

M'hanno battuto. A te solo, fanciullo
saprei dire che nulla, nulla importa. Ma lo dico a un riflesso di luci
che m'insegue, m'insegue ne l'acqua morta.

R


Nessun commento: