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sabato 22 ottobre 2011

Ma cosa avevi capito?





Eccomi che guardo le foglie secche cadere  una ad una, e io che neppure quest’anno raccolgo i frutti. Sono caduti marci quasi tutti quanti, tranne uno, che, proprio mentre stava scendendo sfruttando un surplus di gravità, quando gira bene gira davvero bene, mi sfiora, e si va a poggiare su di una melmosa palude. A me di metterci le mani proprio non va. Son fatto così, che, seppur abbia  messo spesso le mani nelle marmellate più disparate, ma poi,  appena sento puzza di muffa, scappo via. Allora con tutta l’aria fresca sugli occhi intravedo nuovi incroci, nuove facce. Stavolta ho la schiena a pezzi e i piedi indolenziti. La foresta mi appare troppo urbana con i suoi grovigli a forma di strade polverose e caos di chiacchiericci sul da farsi: una società migliore o la carbonara stasera?
Quindi sono qua, davanti a un pc, davanti a te, davanti alle ossessioni colorate di humour. Amore mio che prende la forma del mio corpo, le mani non ce la fanno a tenere: pesa un accidenti quest’amore eterno. Saltavo dicevo, saltavo come folle che segue una palla che rimbalza sempre per non conoscere l’amarezza della terra.
Op, op, e tutti sono belli. Op, op, e tutti sono aperti. Op, op, e tutti sono da amare. Palla bucata, strada bagnata, e l’incanto che s’impadronisce di un’angoscia. Non la lascia stare e ne vuole l’essenza per farla poi divorare al mostro del quarto piano. Quello tanto sta lì solo per stroncare gli entusiasmi. Sta lì da sempre che aspetta il peggio.
Le mie sorelle fanno a gara per le mie storielle, poi, in un pomeriggio di sole, quando il vento scopre l’orrore della malattia ben celata, si danno a gambe pure loro.
Stiamo tutti a correre, che le gazzelle e gli struzzi sono attoniti e demoralizzati da tanto traffico pedonale. Salite in macchina e deprimetevi! Il progresso ha bisogno di un costo, di un sacrificio, mica arriva e ti bussa al mattino con giornale e ciambella zuccherosa. Uè, ma cosa avevi capito? Torna al paese allora e mettiti su di una panchina che poi arriva Zio e ti trova l’impiego. Ti trova e ti (im)piega bene bene. Che ti vuole bene, e vuole (s)piegarti che le cose della vita stanno dentro a un corpo ciccioso che vuole bloccare ogni energia in surplus. In silenzio, ché nonna prega guardinga in chiesa. Gli altri ognuno al proprio posto. Siediti, e aspetta.

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