Sono sdraiato e guardo il tuo
vestito. Mi piace, così come adoro il tuo profumo dolciastro che impiglia i
miei sensi. Le mani, queste mani nervose e lunghe, che aspettano la tua liscia
pelle bambina. Sì, sto pensando a un ragazzo che si trova ancora dentro la
botte delle occasioni: ognuna ancora nel suo bozzolo illuminato. Già, questo
prato d’illusioni gialle. Guarda: quell’uomo è vecchio stanco e puzza. La sua
storia precipita nel burrone, su resta una carcassa che scappa via, sparisce
dallo scherno del paese.
Un bambino col maglione giallo goffo
corre verso la cinepresa, mi sa che ha appena segnato un goal, mi sa di
rivederlo presto. Hai visto? Quelle cosce lisce che seguono un corpo nudo e
disinvolto, dentro questo quadro iperrealista, che vuole farsi vedere da te.
Scivolano tutte le occasioni davanti
alla mia porta di ferro. Scivolano le bambine sulle foglie umide del mattino. Tu
sola ti gratti la testa e pensi a lui. Sta in Africa, nervoso e speranzoso di
rivedere una ragazzina già pronta al peggio, già seduta in attesa.
Ma finitela, con le vostre urgenze
vigliacche d’adulti. Scendete in strada con le vostre vergognose movenze
violente. Fatevi vedere da noi, dai nostri figli e dalle nostre rabbie. Qualcuno
deve insegnarvi che i diritti e i doveri vanno digeriti bene, e poi praticati
ancora meglio; non vomitati insieme a tutto un mondo animale e contadino, che a
noi non ci ha mai voluto. Mai.
Allora basta, statevene nelle vostre
tragedie mute, e lasciateci soli dentro le nostre gialle attese.
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