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mercoledì 18 gennaio 2012

sogno n°2


Mi tocca celebrare funerali ogni giorno per tutti gli amici spariti, o cacciati. Tutti i santi giorni a capire il motivo decisivo della loro dipartita, o cacciata. Eppure, solo certi amori gli son pari: a volte uno degenera nell’altro e allora è cortocircuito da evacuazione. E già, e già, mi piacerebbe imparare a scrivere con scioltezza come certi scrittori; sarebbe un rimedio omeopatico alla sciagura della desiderata solitudine. Ma non credo nell’omeopatia, e accetto la solitudine come massima elevazione spirituale. Cazzo, certi scrittori non userebbero tali affermazioni bla bla bla, e già, appunto scrivo su di un blog bla, bla , bla.
Stamattina mi sveglio, e dopo aver sognato Napoli, sì, a volte sogno proprio le città,  e dopo aver ascoltato le simpatiche considerazioni di Remotti sulla serenità conquistata a colpi di letture, be’, mi sono sentito vuoto come un carciofo sfiorito in estate. Potevano esserci occasioni in primavera di esser colto, qui nella doppia accezione, accenti esclusi, con cui spesso litigo, insomma, invece di perdermi dietro ambizioni a noleggio avrei dovuto studiare. Sono figlio d’operaio, e non ho il coraggio di farlo: mi sbatto per trovare un lavoro che coincida col mio sorriso. In agosto, quando tutti dormono e io cerco di prendermi tutta la serenità del mattino.
Ecco, finché mi perdo dietro questi pensieri, dove traggo linfa per i miei otturati vasi sanguigni, allora sono sano e salvo. E così sia.

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