Tonino sapeva poco delle sue mani.
Quella volta sì è fatto prendere dalla fretta e dai desideri. A lei era
piaciuto, e mica poco. E voleva continuarlo a vedere ancora. Dietro quella
macchina, al riparo da occhi indifferenti, avevano giocato a fare i grandi con
le mani, la bocca e i sospiri. Nessuno a testimoniare. Peccato. Ché quello che
si ricordano loro è già sedimento e si poggia sopra altri sentimenti, altre
impressioni più o meno belle, senz’altro esperienze uniche e indimenticabili.
Quella lo era stata. Fiorella non aveva il coraggio di raccontarlo alle amiche,
e nemmeno alla cugina del cuore. Le pareva che fossero sorde a certe gioie
improvvise. Così una mattina ha fatto una specie di test.
“ Secondo te Tonino ci vuole provare
con me?”
“ Non credo, quello guarda sempre
Maria.”
Appunto, pensò. E così quella
primavera trascorse con passeggiate lungo tutte le scogliere possibili, dove
calava sempre il sole. Ogni scoglio un bacio, ogni passo un abbraccio. E nel
mezzo qualche spinta: diventavano all’improvviso come bambini che lottano come in una danza primitiva. E
loro lo facevano. Poi le mani ricominciavano a scendere invisibili a cercare
anfratti di miele e spine. All’epoca la comunicazione passava tutta dal vero, e
di virtuale c’erano solo i sogni.
“Ma perché quell’uomo si è tuffato in
mare? Stava su quella barchetta, lontano dalla spiaggia, eppure si è tuffato.”
“Ma no, guarda che io non sono mica
sicuro che si fosse tuffato. Si vedeva poco con quella foschia. Abbiamo visto
solo qualcosa che cadeva in acqua. Bo', io non sono sicuro che fosse un uomo.”
“Certo che lo era. La stranezza non
fu il tuffo, quanto che fosse marzo e faceva ancora freddo.”
“Ora ti metti a ricordare quel fatto
triste. Già all’epoca litigammo per questa cosa, oggi no, dobbiamo andare al
concerto, dai.”
“Mi è tornato in mente perché ho
pensato a quel periodo.”
“Tra le tante cose, belle, intense e
significative, tu proprio a quella barchetta barcollante in mezzo al mare devi
pensare?”
“Senti, io penso quello che mi va di
pensare. E poi non voglio litigare, solo ricordare, hai capito ora?”
L’arrivo della metro tardava, e loro assumevano
un atteggiamento che lì faceva sembrare a una stazione ferroviaria del paese
piuttosto che in città, presso uno degli snodi più importanti. Sulla banchina
erano soli. Si sentivano dei rumori provenienti da sotto di due uomini, forse
slavi, che discutevano alzando ogni tanto la voce. Di colpo il silenzio, e il
vento caldo e prepotente che anticipa l’arrivo della metro scaccia ogni
scenario possibile. I due uomini magari ora stanno bevendo di gusto il
Tavernello rosso, comprato al discount dopo una giornata di scrocco miserevole.
Intanto dentro i posti da scegliere sono tanti, Tonino come al solito
preferisce quelli accanto alla porta d’uscita. Quella buona per la loro
fermata, subito dopo Ostiense. Fiorella infila la bocca di rossetto viola nella
sua bocca. Lui sente di cadere all’indietro, si capisce da come si aggrappa ai
tubi laterali. Un poster fuori dal vetro illustra una scena di vita campestre
con dei biscotti tondi al lato, stanno lì come se non fossero loro i
protagonisti di questa storia.
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