Ti hanno lasciata sola davanti al
precipizio. E tu non sei caduta. Ti hanno lasciata sola in braccio all’orco. E
tu sei scappata via. Hanno urlato come bestie mentre stavi per addormentarti. E tu hai tappato le
orecchie. Oggi davanti alla fermata del tram, poco prima della pausa pranzo,
hai lasciato cadere nel cestino dei rifiuti tutte le belle foto che
testimoniavano un periodo tristissimo.
Era seduto alla panchina con le gambe
accavallate, con quella faccia che a te piaceva tanto e per cui quel mattino di
novembre hai lasciato tutto rotolare dietro al treno che ti portava a Firenze,
da lui. Era lì seduto e non voleva disturbarti, aveva solo voglia di immaginare
il sale che scendeva dalle tue tasche; le stesse che contenevano quei pochi
spicci per l’ultima ribollita alle palle
d’oro. Fuori un freddo da cacciare, e tante strade d’attraversare.
Ti ha seguito fino a viale Liegi,
dopo l’incrocio con la Salaria, poco prima degli odiati Parioli. Sei entrata
svelta in quel portone enorme. Poche scale e stavi già tra facce sbalordite di
sogno con quelle manine che coglievano l’aria, aspettando inquieti carezze
pomeridiane. Ti accovacci tra di loro e pensi alla cena da preparare. Chiamare
Luisa? Uscire con Paolo? Lo scorso fine settimana l’hai passato a piangere su quelle
foto. Non volevi uomini né amiche tra i piedi. Ti sei dimenticata di mangiare.
La doccia l’hai fatta per pietà dei colleghi. La Littizzetto ti stava pure
antipatica quella sera. Cazzo, lasciatemi qui e basta! Poi la notte hai fatto
un sogno intenso: tu che pedalavi sulla bicicletta di Alfredo, e che ti
lasciavi andare in discesa senza mani fino giù al torrente. Intorno case con
finestre sorridenti. Chiazze di serenità qua e là. Ti svegli calma e vai a
correre a villa Torlonia. I bambù somigliano agli adulti come lì vedevi da
bambina. Si piegavano poco, e resistevano bene allo schifo dello smog. Al
lavoro hai brillato più del solito, e alle colleghe non restava che arrendersi
e brillare d’inerzia anche loro. Per pranzo un panino divorato come anni fa un
uomo smilzo in estate: all’aperto, accanto al gozzo, dopo le birre e le
chiacchiere allegre che salivano fino alle stelle. Un caffè con panna chiudeva
l’entusiasmo.
E da quel momento ha continuato a
seguirti, dalle foto nel cestino, fin dentro a questo androne buio. Ti prego,
apri questa porta, amore mio.
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