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lunedì 2 aprile 2012

tutt'intorno

 
Ma guarda tu, stanotte non mi vado a sognare Antonio Pascale (ma dai? direbbe Claudio) che “faceva” il mio psicanalista. Non solo, pure di gruppo era la terapia. Prima di cominciare l'osservo, mentre, appena finita la terapia prima di me (noi), si mette a riflettere con gli occhi nel vuoto, poi mi vede e si blocca, e così m’invita a sedere accanto a lui. E comincia a parlare lieve… Aveva la barba tagliata. Il clima era sereno. Non ricordo chi stava con me. L’altra sera ho raccontato a una persona che quando ho fatto il corso da lui, a differenza di quello con la Lattanzi, il clima era intimo e profondo. Quasi come un gruppo terapeutico. Tra l’altro Antonio quando ci scriveva le mail ci chiamava gruppo alcolisti anonimi. Un po’ alla Carver e un po’ alla Freud. Sicuro due personaggi a lui non indifferenti. E nemmeno a me.
Non so perché scrivo queste cose, così come non so perché ho scritto fiuto le felicità in agguato, ma l’ho scritto di getto, come faccio quando ho quella grazia/furia immediata che mi costringe a scrivere. Come se avessi un serbatoio pieno pieno di urgenze da disperdere. E l’etere aiuta, spinge a svuotare la superficie.  Capito, Nadia? L’altra sera sono stato spiazzato dalla tua domanda e non sapevo davvero cosa rispondere; ma il complimento me lo sono preso tutto e lo sto conservando nella mia cantina di beni preziosi, protetti dalla naftalina e dalla copertina de “I sillabari”.
Dopo la piacevole ubriacatura di Schulz non so cosa scrivere, quindi, mi metto a leggere e a vivere il più possibile.
foto di claudio muolo




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