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lunedì 7 maggio 2012

giobbe


Non bevo più, mangio meno. Lo pensavo convinto fino a tre ore fa. I discorsi, e certi discorsi ancora di più, vanno terminati per bene; altrimenti il veleno si spande e spreca la vita. Non avevo paura e non avevo remore: ogni uomo con la propria ombra. Ogni donna con la sua brace. Mi vergogno un po’ di certi desideri, ma non mi pento per niente della mia realtà. La faccio brillare a suon di pezzi di musica italiana, mai abbastanza amata, mai del tutto ascoltata. E lei? Mi sbatte dentro a una sceneggiatura che potrebbe intitolarsi: Giobbe di giorno, coglione di notte. Nessuno che blocchi tutto il circo, tutti che scappano inseguiti da niente: che nemmeno dichiaro guerra e già lì che mi tocca fare patti di non belligeranza per non perdere mille euro al mese. Mille euro al mese! E che i passi lievi, le mosse giuste, e tutte quelle capacità di adattamento sublime perché svenderle al primo coglione che capiti?

In queste serate di ruggine rossa non mi resta che pensare ai miei figli, alle loro incredibili capacità di stupirmi.

Mi farò sputare fuori domani all’alba da un sogno di slanci e baci.

Giuro.

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