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domenica 6 maggio 2012

graffi e schiaffi tra le rose


Un anno di merda. Un anno pesante senza tregua. Un anno di graffi e schiaffi, senza una vera guerra. Un anno finito che mi ha sbattuto a terra, rompendo ogni ossa a parte la testa. Nessun colpevole, tranne che me; ma vedo occhi serrati e labbra secche davanti ai miei incubi; orgogli frantumati lungo vie ancora luminose, dove passeggiare diventa quasi agonia, con buste della spesa piene di poco, incollate a mani colorate di vene e petrolio.

Questo veleno ha lo stesso colore dei tuoi occhi, nella mattina che accoglie piogge e parole feroci. Guardiamoci e lasciamo uscire il nero che si diverte dentro le nostre bocche carnose. Come ha fatto Gerardo, tuo cugino, che si è fatto sbattere fuori di casa dalla moglie. Oramai portava a casa meno di mille euro al mese e i pomeriggi li passava a bere birre e mangiare noccioline. Poi la sera film porno giapponesi, in lingua originale. Le poche energie che restavano di certo non le donava alla moglie, che coi suoi capelli lisci e puliti lo salutava appena la mattina, dopo il caffè. Quella domenica invece l’ha sbattuto fuori con parole che grondavano sangue viola; lui ha fatto la valigia, e sentendosi a suo agio in questi anni isterici, attraversando il salone ha fatto una sceneggiata discreta da salotto. Poi una porta che sbatte, e il figlio che si rimette con la testa dentro al nintendo. Una vecchina passa lì davanti con un bustone di cicoria di strada e sorride serena al pappagallo nel mosaico.

Allora perché sfigurarsi di sera con gli occhi dentro al pozzo rosso di cianuro e dolore? Meglio sarebbe farsi crescere i baffi e noleggiare un camper. Come aveva fatto Gino, il tuo ex ancora amico tuo, che aveva vinto il camper di seconda mano alla sagra della cipolla trifolata. I primi tempi andavano sempre in giro per l’Italia, ché i figli urlavano di gioia a ogni data annunciata: Ravenna, Genova, Rimini, e poi tante altre località attraenti sulle coste. Poi un pomeriggio, dopo uno schiaffo e un regolamento di conti inaspettato, si è ritrovato ad apparecchiare per uno nel piazzale dei capolinea dei bus. Una scatola di tonno e un bottiglione di verdicchio dimenticato nella dispensa, segnano un inizio che abbraccia una fine pietosa.

Allora perché ridi di tua moglie che stramazza sempre di più nella stanza, per il disagio che invade ogni angolo di casa e del cuore? perché non prenderla per mano e provare a passeggiare in quelle stradine un po’ buie e piene di gerani e odori sereni?

Staresti meglio coi baffi, certo; come Antonio, che adesso accompagna nei giorni dispari la figlia a scuola. La vede entrare di corsa nel portone che inghiotte bambini e zaini, e, una volta che scompare dai suoi occhi, scappa in macchina a sfidare gli attacchi di panico che lo aspettano nel sedile accanto.

Allora spacca le pietre che aspettano in giardino di essere divise per poi trovare posto tra rose, ciclamini e odori vari.

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