foto di lorenzo |
Venerdì alle 14.49 si è decisa la mia
stagione. Da questo sottoscala chiamato bla bla della sera, in questa mattina
dove le migliori idee vengono fagocitate dal trambusto cittadino, prima di
allora, e solo per voi, dichiaro la resa al tempo che sfugge fesso. Di quello
subito dopo frasi che tiri fuori nemmeno fossi un’ostetrica alle prime armi,
che fatica però, amico mio, non avere uno straccio di risposta. Eh! Di quel
vuoto che segue a ruota prima un’ammissione forte forte, poi, come cenere
inutile di barbecue, il silenzio che si allontana verso il primo piano. Tutto è
leggero in questo quarto di secolo. Tutto fugge infilandosi tra un mi piace di facebook e un twett
rapidissimo sulla propria unghia di fresco smalto.
Non ci sto.
Anche se, forse un po’, mi dispiace poco
poco. Non esserci intendo, altrimenti perché continuare a sentirne la mancanza
anche in una splendida e accogliente domenica di maggio?
Ieri sera mi sono innamorato di una
famiglia numerosa. Lui egiziano, lei polacca, e cinque figli nell’arco seminale
di otto anni che giocavano davanti a noi. Parlavo con loro e mi sentivo in un
film di Kiarostami, doppiato bene; o a
Gaeta nei primi anni sessanta, o a Bombay fra vent’anni. Mi sentivo bene:‘ste
cazzo di sovrastrutture che meno male si sbriciolavano davanti all’ottovolante
che rifaceva i capelli a tutti questi bambini sorridenti. Poi nel letto stanco di pensieri e attese, un
sogno di spavento come al solito verso l’inverno: e lasciatemi stare beato con
una birretta e tutti i fantasmini con gli occhi spiritosi a sostenere l’afa di
questi giorni.
Fatevi fottere, e godetene nel
frattempo. Che il tempo bello si nasconde tra i capelli neri di Adim, che
desidera il futuro e vorrà cominciare a mangiucchiarselo per bene già da questo
fine settimana.
mi dimetto un po' da questo sottoscala silenzioso.
ciao
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