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giovedì 7 giugno 2012

scenari desiderabili


Ho sostenuto quarantadue esami all’università in tre anni, non tutti brillanti, sia chiaro, ma li ho fatti. Nel frattempo è nato mio figlio e morto mio padre. E poi lavoravo sodo. Insomma, oggi vorrei di nuovo tutta quell’energia là per investirla di nuovo, ma nel lavoro stavolta. Quello mio, non del dipendente che sono stato. Rischiare proprio oggi che mio figlio è stato bocciato all’esame del Trinithy, significa, forse, che sarebbe il miglior modo per abbracciare il futuro senza farsi stringere da cappi di presente stantìo; be’, qui si tratta davvero di impiegare il coraggio e non rabbie stagionali. Partecipare e non lamentarsi. Ma io sono pure tutte queste cose chiassose e folli, che mi schiacciano sopra il materasso molle della mia realtà. E anche altro di poco edificante. Insomma, umanamente allo sbando, dentro un circo variopinto di unghie laccate e senza peli superflui non mi resta che chiedere ad Andrea una ricetta per la leggerezza da praticare tra mura domestiche, gratis, e con scenari magnifici da desiderare.



Vorrei piangere tutta la notte, e svegliarmi con le ossa lucide.



Oggi la cosa più interessante che mi è capitata sotto gli occhi è questa:

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