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sabato 4 agosto 2012

diario balneare di mio cugino Arturo (ultima)


Controlli se hai chiuso il gas e tocchi la foglia di basilico, così, toccandola con il ruvido palmo della mano, il giardino è salvo. Saluti in silenzio il glicine poco dopo aver abbassato per l’ennesima volta le tapparelle. Cugino caro così non va, stai teso come un cavo d’acciaio di una lurida nave. Invece pensa al verde disteso ai lati dei tuoi occhi, annusa l’aria di vacanza che trasuda dalle magliette oscene di certi tuoi amici; anche se loro hanno fatto carriera e guadagnano almeno tre o quattro volte quello che guadagni tu. Ma che fa? Tu hai svolazzato in giro per l’Italia per tutti gli anni novanta con sogni che traboccavano allegri da quelle tue, e solo tue, tasche vuote. Ecco, le tasche sono ancora vuote, l’Italia è ferma lì e tu stai ancora a centrifugare pensieri e parole nella tua indenne coscienza. Embè, non è mica poco. In questi giorni hai fatto qualche bagno, incontrato amici e domani te ne vai a fare questo viaggio che buca l’Italia e arriva in Europa. Quella che vorresti avere davanti casa, o nel senso civico di certi conterranei maleducati. Ma che ci puoi fare? Mica hai sulle spalle la coscienza civile di un paese, non sei più pasoliniano, oramai. Sei altro: uno che spinge il pensiero verso giardini contaminati e profumati, senza nani in giardino. Neppure con giganti in salotto, se è per questo. Stai come un rospo senza acqua poco prima di un temporale, e ti agiti di elettricità con il cuore gonfio in gola.

Cari amici oggi finisce ‘sta collaborazione con mio cugino, e non è detto che non ritorni, tra onde, canzoni e donne magari mi ripresento e gracchio qualcosa per voi.

Arrivederci.



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