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sabato 6 aprile 2013

le lampade di Claudio vanno ad Aosta

Ho scritto 'sta cosetta per Claudio Muolo e le sue belle lampade. Riguarda l'interessante mostra che lo studio maRAMEo farà ad Aosta tra qualche settimana; intanto beccatevi queste mie impressioni:


Queste lampade ti fissano e aspettano un cenno, un invito a sederti per osservarle meglio, davanti, di dietro e di fronte. Magari anche dall’alto. Io l’ho fatto qualche tempo fa, che poi, all’improvviso, spinto da un impulso di euforia, mi sono alzato dalla sedia con la voglia di toccarle.  Tocco la pietra leccese, rugosa al tatto e soffice alla vista, e ti rimane sulle dita quella sensazione di deserto caldo. Metallo, pietra, carta, me li immagino mentre scappano verso le spiagge d’inverno a cercare i resti dell’estate, del mare, del temporale di ieri. Questo pare che facciano i materiali che compongono le lampade dello studio maRAMEo. Quel pesce là, quello che sta passando davanti ai nostri occhi per poi scomparire un secondo dopo, quel pesce furbo colorato, quello di sicuro ha fatto solo il minimo sforzo per ricrearsi laggiù in spiaggia. E c’è quella libellula che proietta i nostri occhi verso quella stanza di nuvola, dove riposare e aspettare altri sogni.

La bambina che imparò a volare danza blu e raccoglie farfalle di pensieri, evita gli aquiloni che continuano a volare incerti nel movimento, per arrivare su quella parete eccitata, fino a un secondo fa era soltanto orfana e sola.

Alcune lampade mi fanno un po’ paura, soprattutto quelle che scendono dai soffitti; con quei tentacoli perfetti, misurati nella luce per donarci uno spazio d’attesa, al dì sotto, prima della terra.

Messe tutte insieme queste lampade, da comodino, da parete, da soffitto, da divano, da libro, da letto d’amore, sì, tutte queste lampade messe in uno spazio formano una casa, anzi, una storia da illustrare. Sarebbe leggero passeggiare tra quelle forme morbide, allora quelle pietre assumerebbero d’incanto silenzi umani. Farebbero entrare tutti, mostrandoli diversi, forse autentici, e alla fine, l’ultimo che andrebbe a dormire, spegnendo l’ultima lampada, avrebbe una scossa di pace tra le dita.

Claudio una volta mi ha detto che sono le lampade a decidere le case dove abitare, e io gli credo, anzi, lo immaginavo già, e pensavo alla potenza evocativa che tale magia potesse procurare ai genitori adottivi di queste belle lampade. Perché una volta scelta la dimora queste lampade diventano casalinghe, e aspettano che i coinquilini si vadano a collocare intorno a loro, per sbrigare le faccende umane, facendosi illuminare o coccolare, a deciderlo magari ci penserà la notte, o il mattino. Forse il cielo in transito di quel momento.



 

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