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sabato 25 maggio 2013

trilogia della presunta onestà di mio cugino



Non me ne importa nulla di scrivere per diventare popolare, come dice mio figlio quando descrive i personaggi più in vista della sua scuola, no, scrivo per te. Per voi. E che sappiate bene cosa scrivo, cosa voglio dire; ora, nel 2013 avanzato, questa è la mia ridicola priorità. Dal vero, a cena o al parco, al telefono o via mail, è difficile, faticoso, delle volte impossibile. Scrivo per chiacchierare in pace. Per imparare a dire belle menzogne come nella prima riga di questo pezzo.
 
di Mimmo Jodice


E non mi accontento. Aspetto, e sono contento di piacere, di essere coinvolto in discorsi a volte più grandi di me, che, in fondo, quel me non ha letto ancora il meglio, e nemmeno ha vissuto molto, solo che si è fissato che vuol partecipare e provare a creare un mondo, una tana dove radunare amici e passanti curiosi.

Mi sono svegliato con questa frase nella testa: ricordo che avevo sempre voglia di dolce nel pomeriggio, da bimbo, ora, da uomo, vorrei che il dolce avesse voglia di me già dal mattino.

E poi, sempre come un chiodo nella testa appena sveglio, ma perché ce l’avevo già da ieri sera nei nervi e nel fegato, le canzoni di Giorgio Canali. Chissà perché.

 
 

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