A otto anni leggevo Cronaca Vera. In
campagna durante la controra, sotto il pergolato di uva pizzutello. Dormivano
tutti, pure mio padre, che intanto si era letto tutto quello che c’era da
leggere: Cronaca vera, Oggi, Gente, Il Corriere dello sport e qualche Espresso
capitato per sbaglio. A quindici anni ho cominciato a leggere Repubblica, che
leggo ancora quasi tutti i giorni, al bar, a scrocco. A sedici anni, complice
l’occupazione della scuola, e per darmi un tono, eccomi con in tasca l’Unità.
Poi il Manifesto, perché crescevo come ragazzo di (quasi) estrema sinistra . Parentesi
Max per le foto, che poi lì mi sono imbattuto in David Leavitt e Bret Easton Ellis. Anche
Epoca, ve lo ricordate? Poi Avvenimenti, e Cuore il lunedì.
Oggi, neanche se mi pagassero leggerei Il Fatto, mi incuriosisce solo per alcuni suoi blog. Il Manifesto già da qualche anno non riuscivo a capirlo fino in fondo. Mi piace leggere Il Magazine, La Domenica del sole. E soprattutto roba interessante su internet. Il Post, alcuni blog di interessanti pensatori contemporanei. Il resto, l’attualità, e quella polenta di polemica preventiva non mi attrae più. Evito tutte quelle riviste vicine alla santità. Mi annoiano. So che non sto nel giusto e mi pare logico che ci rimanga per un po': vorrei trovare un elegante equilibrio dentro la mia silenziosa ribellione. Solo mia. Come nel motto di Mario Lodi: ribellarsi facendo.
Quando vado a tagliarmi i capelli mi
leggo tutte le bassezze colorate del mondo, foderate di tette e immagini strambe. Una vecchia mania di devoto del patinato: è tutto quello che sono stato.
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