I personaggi di questo libro di racconti camminano accanto a noi. Amano come
noi. Tutto questo senza stringerci a loro, senza soffocarci nei loro
sentimenti. In questi racconti si narra il presente e tutte le sue parole
vivono tra di noi, ma non ci schiacciano né impauriscono. Ci accompagnano
attraverso l’inquietudine, che percorre come una dolce serpe il libro. Lo
stupore per i fatti quotidiani, anche se mostrati con raffinate lenti
d’ingrandimento, sono carichi di elettricità e d’improvvisi turbamenti; cadute
che nei giorni normali e quieti irrompono e deformano la realtà, costringendo
ai personaggi ripensamenti e frenate davanti agli usci dei giorni.
La “Manutenzione degli affetti”
appare nel suo insieme come una sorta di mosaico del pensiero contemporaneo
che, sorretto da uno stile diretto e acuto, forse aiuta a semplificare il
groviglio incandescente dei sentimenti sottocutanei dei nostri giorni. Leggendo
più volte alcuni dei racconti presenti nella raccolta, mi sono specchiato nei
tanti specchi esposti: i sentimenti che si aprivano e dilatavano nelle
descrizioni dei personaggi m’invitavano a pensare ai miei guai sentimentali,
esistenziali, così come ero attratto dalla loro bellezza di racconti, tutto questo
senza inciampare nelle buche del sentimentalismo, e neppure mortificandomi del
mio essere solo lettore di passaggio. Ecco, questo libro di Antonio Pascale
contiene un rispetto commovente per i lettori, ai quali presenta solo delle interessanti storie da
ascoltare.
Una caparbia volontà di illustrare
impressioni e vissuti attraverso gesti minimi, quotidiani, che fanno emergere
uno stile asciutto e lineare, a cui l’autore si affida e confida per raccontare
un mondo altrimenti trascurato e, forse, non visitato da altri, e solitamente
neanche da noi. Quel mondo dove le persone dialogando con l’ambiente attraverso
lampadine, ascensori, quadri, mettono in atto tic e modalità esistenziali, e così
facendo mostrano tutte le conseguenze e le deflagrazioni che certe paure, certe
ansie, certi affetti, e certe scelte irrompono nelle vite senza pietà. E poi
sarà nel pensiero successivo, che non abita nel libro, la volontà di aggiustare
o abbandonare certe storie, la manutenzione appunto, quella che ci permette di
aggiustare il tiro e di continuare a vivere con dignità le cose delle nostre
vite.
Fare i conti col passato, escludendo
ogni salvezza possibile, ma elaborando vissuti incerti e fragili,
caratterizzano e legano i racconti. Alcuni di loro sono proprio imparentati e
scorrono paralleli, pur senza creare un’unica storia. L’autore lascia intendere che, le vicende di Rosaria e
Alessandro, avevano bisogno di due racconti separati e quindi non chiude in
cerchio le due storie; questo forse anche per rendere chiara una cosa: alcune
storie possono essere raccontate solo attraverso gli occhi dei protagonisti, a
cui lo scrittore si sottrae con maestria, lasciando emergere piano piano un
vissuto doloroso che si avvicina ma non invade, né noi e né i due racconti
“parenti”. Questa cosa è bella e fa della “Manutenzione degli affetti” una
guida sentimentale a cui attingere di tanto in tanto, nei pomeriggi piovosi o
nelle notti insonni, e perché no, anche al mare col sole che illumina ogni
parola: leggerlo anche per non sprofondare comicamente nelle secche del
presente. Almeno per me, che da qualche anno ne faccio uso in dosi minime ma
costanti nel tempo.
“La manutenzione degli affetti”, Antonio Pascale, nuova edizione. Einaudi.
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