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giovedì 10 febbraio 2011

fraternale

Mentre giocavo mi giravo di scatto sul campo di calcio : non c’eri, non ci sei mai stato. Forse non sei mai venuto a vedermi correre dietro al pallone. Già, stavi muto dentro alla tua corazza, arrugginita dalla troppa umidità del mare.
Caro mio oggi sono grande io. Ti vedo piccolo e lontano.
Non c’è neppure un campo di calcio a dividere le nostre storie. Solo nebbia insolita che mi guida verso il prato verde del sogno: le gambe scattanti di mio figlio scartano le scorie tossiche della mia storia. L’altro mio figlio ride forte con gli occhi quasi come i tuoi.
Nella notte che sfuma verso il ricordo già sento l’eco del sogno di vendetta che prometto. Ma non sarà così, stanotte piego sul cuscino il lato buono del ricordo: e la tua faccia spaurita e pallida della mattina dell’abbraccio fraterno, carezza il primo sole del mattino.
Ora nell’abbaglio del pensiero nostalgico, mi ricordo che volevo essere come te. Almeno fino a ieri. Ora ho tanto da imparare da fratelli venuti per caso a bussare alla mia storia.
Sei linea che si perde. Nella direzione del niente. Altro non mi viene, e allora aspetto il prossimo ricordo.

2 commenti:

Francesca ha detto...

Bello...non e' mai troppo tardi per riscoprire i propri fratelli e perdere quelli che credevamo certi.

peppe stamegna ha detto...

grazie francesca, che piacere scoprirti tra queste malinconiche fraterne - e sorelle - pagine...
a presto