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giovedì 5 maggio 2011

l'alba dietro l'angolo


A me di sentire il ringhio inferocito di alcune persone, nei programmi tv o sul bus, paralizza. Così come mi bloccano quelli che incassano situazioni terribili, senza batter ciglio. Due maschere che spengono ogni umana necessità di ragionamento. Bello poter dire, senza pensare alle innumerevoli disparità del caso, che quando un lavoratore sente il proprio impegno come possibilità di dare il meglio, sia tra le cose più significative dell’esistenza. I soldi, le invidie e i rancori quotidiani, stanno insidiando la nostra autenticità. Spesso resta un dolore al basso ventre che ci obbliga a sdraiare il corpo su divani malconci. Poi le immagini scorrono veloci e sparano notizie assolute, verità urlate dentro teste infuocate dalla rabbia.
Mi verrebbe voglia di montare in bicicletta e penetrare dentro villa borghese in piena notte: sfiorare le querce e saltare i dossi terrosi senza paura di cadere.
Ma resto qui in attesa del mattino spazza odio che calpesti ogni ovvietà che la mia testa produce, soprattutto in certe notti delicate. Ogni stanchezza fa nascere una paura. Ogni rancore ingoia una paura. Ogni silenzio strapazza la coscienza.
Che il sonno aspetti trepidante il mio corpo. Che la schiena di Enrica si scordi della fatica e torni a fare splendidamente il proprio mestiere. Che mia madre abbia meno incubi possibili. Che Lorenzo sogni Jacopo; magari sta appiccicato dietro di lui in bicicletta, con una smorfia di piacere che si confonde sulle loro facce.

1 commento:

Capitan vongola ha detto...

wow, che grinta! Così mi piaci, Peppe! Una storia.