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domenica 11 dicembre 2011

per la moglie


Ha ragione da vendere, e lo sa, se solo riuscisse a vendere, come faceva da ragazzino, i carciofi dello zio alle signore ricche di Vindicio, se solo riuscisse a scrollarsi di dosso orpelli di sensi di colpa, oggi, forse, sarebbe più sereno tra gli altri. Non ne vuole sapere dice, di vendere né di avere ragione. Basta lo sguardo dolce della moglie su di lui, in un sabato sera elettrico che dispensa gioie e dolori in parti uguali. Si sbriciolano le scorie rabbiose dei giorni passati nelle teste ammuffite degli altri. Dei migliori. Della piazza. Del sociale. Della notte. Dei misteri. Lui no, lui  vuole camminare veloce ma sereno sulle spiagge infinite di levante. Bagnare i piedi nelle acque gelide del tirreno che sconfina verso le isole, dei sogni, delle memorie. Dei pianti. Poi mettersi maglie riciclate addosso e ridere come un matto al cospetto degli amici belli, e della famiglia tonda come una palla magica che rimbalza nei giorni della sua storia. E mai si ferma, mai sbatte contro gli altri; li evita appena per non propagare il malessere ma disperderlo nelle fogne giganti che l’immenso “sociale” ha prodotto in questi anni d’illusioni e parole. Pericolose parole che inquinano le nostre vite: appese a un sogno oramai divenuto tozzo di carbone come la faccia del padre.
Questo pensava e mentre lo faceva desiderava sorrisi sinceri.


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