A me questo libro serve in certe
domeniche, e in certi tiepidi pomeriggi estivi. Quando sono spaventato dal
cielo grigio, o dalle parole a salve che certe cattiverie degli amici esplodono
in dei sabati sera inutili. E per
duellare contro l’insostenibile morte lenta che ci toglie il fiato.
Avrei dovuto leggere qualche pagina
di questo libro a M., prima dello schianto, poco prima della disperazione, al
posto dell’ultimo caffè. Sarebbe servito? Non credo, ma mi viene da pensare al
benessere improvviso, ma antico, poiché già mille volte provato, che trasmette
incautamente questo libro di racconti brevi. Aggiusta i quadri alle pareti,
rendendo più saturi i colori.
Di solito uso la stessa movenza nel
prenderlo nella libreria accanto al caminetto: disegno un arco leggero col
braccio, nella mano già alcuni colori. Poi la stessa posa raccolta e ipnotica durante
la lettura. Immersione totale. Il volume intorno si abbassa, la luce fionda
sulla pagina. Dietro di me soffici pensieri, davanti l’odore di Silvia, i
muscoli di Giovanni e le strade in bianco e nero sullo sfondo.
Le pagine si dilatano per entrare
quasi tutto al suo interno viscerale e sensibile: amore, sesso, malinconia,
potere, morte. Una pioggia sottile che neanche si posa, questa la sensazione che
le parole dei racconti donano al ricordo; quando, a distanza di mesi che non
l’hai riletto, e allora aspetti di farlo nella domenica giusta o nel pomeriggio
perfetto, per dichiarare guerra alla noia e recuperare l’aria nuova che spesso
scordiamo di respirare.
Il tempo di questo libro è al
presente. Gli uomini e donne sono lì dentro per sempre. I bambini o i cani, le
macchine e le nuvole, ogni cosa rimane là dentro nitido e fresco, e la
copertina rosa antico invita a stare leggeri dentro al tondo mondo dei suoi racconti.