Ho fatto il viaggio in macchina fino
a lavoro in compagnia di un’amica. Mi ha raccontato di amori difficili, di
tradimenti, di figli che non dormono e di lei, che si specchia serena nel tempo
che scorre inesorabile, lasciandole anche qualche ruga sul viso. Come sotto i suoi
occhi neri. A me piacciono i suoi occhi, e comunque adoro sempre i segni che
sulla pelle mostrano certi sentimenti, quelli raccontabili; niente di estetico
come i tatuaggi, ma solo tracce inevitabili con cui confrontarsi durante i
giorni. Nelle notti insonni vuote d’amore.
Il viaggio è stato piacevole poiché a
me piace ascoltare le amiche che raccontano se stesse come se fossero delle sceneggiature, e questo sia che si
tratti di storie di crisi esistenziali, che di quelle allegre da contagio
assicurato. Loro sono contente di parlare a ruota libera, e non come fanno spesso
tra di loro, tra donne di solito è un ascolto sull’ascolto: si sfogano! Invece
con me la mia amica è stata tenera e sincera, nuda nei sentimenti.
Sentimentale. D’altronde ero partito un po’ malconcio da casa, visto che avevo
dei pensieri che si attorcigliavano alle mie angosce di passaggio, che non
sempre riesco a tenere a bada al mattino. Quel che conta è che alla fine del
percorso, poco prima di entrare nel parcheggio del lavoro, me ne stavo con un
sorriso leggero sulla faccia. Devo ringraziarti amica cara. Ora ve la presento:
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