Edoardo arriva di corsa fino alla riva poi
frena, col piede sinistro sfiora l’acqua, barcolla per due secondi e si volta
per guardare la madre. Un attimo dopo arriva pure il fratello piccolo, ma non
riesce a frenare: si ritrovano entrambi in acqua. Urlano per metà divertiti, e
per l’altra metà preoccupati per l’imminente ramanzina della madre. Non sono
ancora in costume. Non arriva nessuna ramanzina. I genitori sono già coi culi
affossati nella sabbia, a un paio di metri uno dall’altro. Giocano con la
sabbia. Lui scava rimanendo sempre allo stesso livello di profondità, lei
invece se la lascia passare tra le dita lentamente, osservandola mentre scende.
Da lontano si somigliano, e se non fosse per il seno di lei e il costume
attillato di lui, potrebbero fondersi in un'unica figura. Ci sono pochi
ombrelloni aperti, è fine giugno e i villeggianti se ne stanno ancora
indaffarati in città. Nel frattempo i due bimbi sono in acqua alta quanto loro,
affogandosi a vicenda fino allo sfinimento, ridendo. C’è una coppietta vicino a
loro, sono nascosti da un gozzo ancorato; si baciano e si abbracciano e si
capisce che quel salato tra le labbra sta aumentando le voglie di entrambi.
Passa il traghetto al largo e spacca in due
il mare come un grande cocomero, lasciando dietro alla poppa una scia che oggi
appare ancora più inquinante: schiuma che si mischia col fumo nero di nafta.
Poi sparisce.
Luisa viene da una notte insonne, ma
questo non le ha impedito di preparare la sua solita buona frittata, che si è andata a prendere tutta l’aria della casa annunciando la gita domenicale: al mare o
scampagnata o giretto nei parchi cittadini. Oggi non si sta solo fino al
primo pomeriggio, ché se va bene a papà, oggi si rimane addirittura fino al
tramonto. Fino a quando gli spiaggini degli stabilimenti accanto non avranno smontato
in fretta tutti gli ombrelloni, lettini e sdraio che durante il giorno
disegnano la spiaggia come un enorme manto colorato. A quell'ora si beve la birretta con la busta di patatine aperta sull'asciugamano.
Frequentano da sempre la spiaggia libera:
un corridoio stretto e lungo che accompagna lo sguardo fino al mare. Dalla
strada vedi armonie strambe di linee confuse e colori diversi, persone con pose
che altrove sarebbero oscene, e bimbi che scavano infinite buche con l’idea
fissa di trovare l’acqua, pur sapendo che sta lì a meno di tre metri dai loro
piedi. Eppure, quando arrivano con le mani all’agognata acqua, urlano nemmeno
avessero trovato le pepite d’oro nel proprio giardino. La spiaggia libera, questo
spazio vivo, estemporaneo, caotico e colorato accoglie anche oggi Luisa e la
sua giovane famiglia.
“Ti ricordi quando passava la signora delle
ciambelle?”.
La frase non ha ancora ricevuto la brezza
per spostarsi, rimane ferma in aria sotto gli aquiloni. Luisa non vuole rispondergli subito, oggi non le sembra il caso di rispondere immediatamente. Oggi ha
dei suoi ritmi interni da rispettare, dominati dalle sue ansie strozzate in
pancia. E quei grovigli di pensieri. Il marito aspetta con la testa abbassata cercando di trattenersi, almeno oggi vuole riuscirci.
“Ricordo eccome! Ne volevo sempre due, una
da mangiare subito e l’altra dopo il panino con la frittata”.
“E sì, e che piacere tutto quello zucchero che si
appiccicava alla bocca e andava via solo al primo tuffo in acqua, eh Luì?”
Tonino invece risponde subito, a causa delle
sue ansie da prestazione che galleggiano da sempre tra i suoi occhi e quella
enorme bocca aperta. Aspettare per lui è come perdersi qualcosa, che poi non si
capisce mai cosa sia davvero questo qualcosa.
Tonino,
alleggerito della risposta sul ricordo delle ciambelle zuccherose, si fa
coraggio e poggia la testa sul ventre della moglie. È bollente e molle, e gli
procura un accenno di erezione. Vede il cielo azzurro senza nuvole e sente il
mare della riva che si appoggia sulla riva. Pensa all’appuntamento di domani mattina, si
scurisce, allora tenta di addormentarsi. Luisa nel sentirsi premere il ventre è
costretta a uno sforzo di posizionamento, respira un po’ affannosamente, ma in
fondo le è piacevole sopportare quei capelli e quelle ossa addosso: dallo
sguardo si direbbe che la faccia sentire meno preoccupata.
foto di Luigi Ghirri |
“Mamma abbiamo fame!”
Nel
rialzarsi di scatto sente una fitta, ma nessuno se ne accorge. Rassicura i
bambini che i panini sono nella borsa, e che glieli da subito, poi li osserva:
dura pochi attimi. In quegli attimi lascia scorrere immagini di lei bimba nella
sporca casa dello zio al paese, scure e tristi immagini che lottano nella sua mente con
quelle dei suoi figli, di ora, nitide nel loro splendore. Sarebbero un caos
nella testa di un altra persona ma non nella sua, che invece le accoglie e si
commuove, ma nessuno se ne accorge. Ora Tonino è a gambe incrociate con il
panino tra le mani, negli occhi il fastidio del sole, accanto alle sue gambe i
due bimbi che sbriciolano felici.
I due innamorati di prima sono usciti
dall’acqua e camminano avvinghiati verso l’ombrellone fissandosi negli occhi,
intervallando lo sguardo con vedute vaghe tra la sabbia e il niente.
Il piccolo si sta leccando le dita
impregnate di sottiletta filante e, tra i crateri di sabbia che hanno scavato
poco prima, ci sono caduti pezzetti gialli di frittata che da lì a poco saranno
sotterrati senza tanto sforzo da milioni di piedi irrequieti. I topi del turno
serale sono già in allerta.
“Ti va di andarmi a comprare un gelato?”.
Tonino sta già contando gli spicci e si
sta avviando quando Luisa gli chiede, con una smorfia che sembra un sorriso
soffocato “ma almeno chiedimi quale gelato voglio, no?”. “Vabbè, ma lo so già,
ti porto il solito cornetto”. Luisa sta per cazziarlo, ma osservando il marito
di spalle, con quel costume blu comprato da lei otto anni prima all’Oviesse, e
intuendo che quel suo corpo asciutto e curvo nasconda chissà quali paure, lo
perdona con quei suoi enormi occhi verdi gonfi di lacrime, ma nessuno se ne accorge.
“Coccobello, coccorinfrescante!”
Con la pancia schiacciata sulla sabbia
Luisa parla al telefono con Rosa: le racconta di come si sia prestata
volentieri a delle nuove porcate, e
di come a Tonino gli erano tanto piaciute. Anche se durante, continua, dice di
averlo visto che faceva smorfie strane, erano d’insoddisfazione? Poi insiste che quando lei gli stava sopra, si era guardata le cosce, intravedendo una piccola, quasi
impercettibile, smagliatura. E le chiede: perché ho fatto quelle cose per lui?
Ho paura di perderlo? Per fortuna si erano subito messe a ridere come due
adolescenti e le risposte erano rimaste sospese tra la sabbia bollente di Luisa
e la pianura afosa di Rosa. In realtà nella sua testa non c’è niente di
adolescenziale in questi giorni, tra l’amore di quella notte e il mare di
questa mattina. Tonino lo sa, ma preferisce terminare le frasi al posto suo e
correre a comprarle i gelati.
Con tutta la panna che si scioglie sulle
labbra e senza neanche pulirsi, e con tutta quella cioccolata che mastica nella bocca, Luisa, accortasi di un’imminente sonnolenza negli occhi del
marito, gli dice: Tonì, ma domani, prima di andare in ospedale perché non ci
fermiamo al bar a fare colazione? Ha certe ciambelle buone il Bar Del mare,
così magari ce ne mangiamo due a testa. A quel punto con la lingua si decide a
pulire il labbro inferiore e mentre lo fa sembra una bimba che non vuole far
cadere nemmeno una goccia di gelato a terra, ché vuole trattenere più a lungo possibile quel sapore
dolciastro nella bocca. Sorride con gli occhi socchiusi, e con la testa reclinata verso la sabbia produce uno sforzo esagerato. Ma nessuno se ne accorge.
(racconto di Elisa Gatti, ditele cosa ne pensate, le è necessario saperlo)
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