Esercizi di meraviglia in fondo per me è anche
una bella risposta a una mail che ho inviato tempo fa: mi consigli qualche libro o autore di
filosofia? Vittoria Baruffaldi in qualche modo pubblicando
questo libro mi ha risposto in maniera chiara, universale e, seppur sotto il titolo ci sia scritto Fare la mamma con filosofia,
io, per niente intimorito come maschio, sono
corso in libreria per leggermi beato le risposte. C'ho trovato anche dubbi, incertezze
e fatiche di chi si confronta col mondo intero, con una figlia in braccio e una vita da sbrigare ogni giorno.
Certo, nelle pagine sono presenti anche dolcezze, attese, sguardi storici, filosofici e pedagogici,
così come anche impronunciabili paure o felicità improvvise. Questo libro sa anche di speranza
ragionevole: Sì, perché la speranza è un
problema serio: è dare forma a quello che non si è ancora ma si vorrebbe
essere. Eppure la speranza non appartiene al domani: è cogliere l’eternità
nell’istante. Un passo al di là, un effetto prodotto, un incontro con l’altro. Questo
scrive l’autrice in Cucinare la speranza, un capitolo di questo libro di 130
pagine che ho letto un pezzetto al giorno, per farmelo bastare senza ingordigia.
Seguo da tempo il suo blog dove narra le sue peripezie quotidiane con babyP, e intorno a loro
ci ho sempre visto anche una sottile descrizione
del mondo che diventava di volta in volta più grande o più piccolo a seconda
dell’umore, o dell’argomento trattato. Così, in un’assolata domenica mattina, sono
arrivato emozionato davanti allo scaffale in Galleria Sordi, con quella voglia
di stupore che mi assale quando la mia testa trabocca di curiosità per l’altro che hai frequentato solo attraverso le parole. E in questa mia
epoca brizzolata, non è poco per niente.
Ad un certo punto, nel capitolo La madre socratica, l’autrice
spera che non le mettano cicuta nel Crodino. Sta al parco insieme ad altre madri, forse scosse
dalle sue confutazioni che “con gli occhi sporgenti” incalza “cos’è davvero
importante per il futuro dei vostri figli?”, e loro a rispondere troppo sicure di sé:
imparare l’Inglese, il Judo, il violoncello, il ballo tribale… Ecco, scrivere
un libro da mamma non significa che sia solo per mamme, ovvio, ma le categorie
affliggono l’editoria, ahimè; qui invece si parte da un punto di vista personalissimo,
usufruendo di uno stile lieve e asciutto ma che sa scandagliare precipitando nelle cose vere della vita, facendosi strada con la lente della filosofia. Così si va a sbattere contro delle verità che fanno a botte col dubbio. Ed io, confuso d’attesa, prendo
alla lettera ogni quieta incertezza di questo splendido libro. E mi siedo e aspetto
speranzoso un nuovo capitolo della scrittrice Vittoria Baruffaldi.
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