Sì, la mia parte interiore sta molto avanti
rispetto a quello che mostro della mia persona nella realtà. Già. Tra l’altro
ballo anche bene e potrei addirittura innamorarmi di me.
Se c’è qualche psicanalista in linea,
mi faccia un’interpretazione originale del sogno.
Poi oggi sulla via del ritorno, con
tutta la stanchezza negli occhi, vedo una rom al bordo della strada che spinge
un carrello pieno di tutto: addirittura dei cavi elettrici arrotolati a
disegnarne l’assurdità. I miei occhi si sono incollati a quelle madide gonne
nere, lunghissime fino alla mia bocca; conati di ricordo, la mattina sulle
scale, e non avevo attacchi da quasi un mese. Le difese sono ai minimi termini
eppure dico delle cose ancora intelligenti, con sfumature teatrali che Dario Fo
mi fa una pippa.
Non ci sono più agevolazioni né
finanziamenti per me: la soglia è ferma a trentacinque anni, che poi sono
quelli impiegati per capire che il mio talento l’ho seppellito insieme alle
cento lire nella fessura in campagna, lurida di topi, da dove vedevo sfrecciare
i treni per Roma, già allora.
Mi piacciono le persone che si
sforzano a tirar fuori dalla bocca il massimo dell’onestà, strofinando tutti
gli sbagli sul fegato, e lasciando che il coraggio disegni orbite di possibili
attimi di sanguigna umanità. Di sudore che non puzza, e con tutte le facce che
odio a farmi maramao nello specchio sporco. Io piegato sulle ginocchia lascio
entrare tutta la puzza da morto che il ricordo di mio padre pietrificato cede.
Rinascere è d’obbligo.
Un bambino mi strofina la pancia e io
comincio a ridere come un matto; fuori pioggia mista a merda decora la strada.
Stai con me amore mio, ché la guerra è appena cominciata e io sono già
sconfitto senza le tue labbra addosso.
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