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domenica 25 novembre 2012

caldo gelo tra di noi


Cala il gelo quando diciamo chi siamo. Io col mio inadeguato e barcollante stare al mondo e tu, sereno, col tuo attaccamento agli affari che contano. Ma tu sei buono, lo so, e ti voglio bene, lo sai, ma questa fratellanza non può più durare in questa fetta di storia di abbondanza maledetta che stiamo vivendo. A me tocca di continuare a starmene tra le pieghe sentimentali dei giorni e a te in quelle che condizionano la realtà, e che decidono, e che armano i nostri giorni futuri. Il presente ci rende uguali, fratelli, ma non lo siamo. Ammettiamolo! cazzo, ammettiamolo. In questi anni mi sono fatto pressare dai sensi di colpa di una famiglia fragile, e così lo Stato, il sistema, e alcune decine di cooperative sociali, mi hanno lasciato espiare tenendo a bada delinquenti e adorabili pazzi. A volte anche bimbi molto più sfortunati di noi, oltre alla indefessa assistenza di anime sensibili in preda a crolli ciclici. Pensavo di essere forte e unico, nel mio settore e tra gli amici. All’improvviso un vento glaciale ha spettinato tutte le mie velleità, e sono rimasto seduto ore e ore sul gradino di marmo: fuori il grigio mangiava il blu, e gli uccellini anticipavano la migrazione esotica.

Ci sono stati giorni di sbandate emotive fatte di conati e arrabbiature. Qualcuno mi ha abbracciato e altri scacciato con eleganza contemporanea: vai dallo psicologo! E ci sono andato, e ora sono tornato nel traffico delle parole, soldi, amici, vino e votiamo Vendola, così giochiamo bene il nostro ruolo di guardiani del giusto. Bah, intanto oggi mi sono visto un film che mi ha schiaffato in faccia la realtà che ci giostra da anni da renderci quasi tutti piccoli piccoli ogni mattino, sotto pensiline minuscole e la pioggia a vento che ci inzuppa; e noi subito a scriverci poesie su, per far arrivare il bus in ritardo, che si sa che il romanticismo rallenta ogni movimento. Ci resta il piacere dei corpi freschi che ancora sentiamo addosso, e tanta legna da ardere per stordire dentro serate ventilate nelle nostre strette e immense case.
 

Venendo a scrivere al piccì mi sono staccato dagli affetti, credo che ogni vera scelta debba seguire quest’andamento rinunciatario. Ecco, io non cambierò mai. E vincerò lo stesso. Scrivendo di me e di te, che siamo stati belli anche senza trucchi.

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