Mi era venuta un’idea, di quelle che
ti sembrano originali solo mentre le stai digitando con quegli occhi che ti
brillano: chiedere alle persone che ho
letto di più quest’anno un consiglio di lettura. Su twitter, con l’hastag #drittedaleggereinferie.
Ero partito bene, con Nadia Terranova che mi risponde fulminea; Luca Ricci,
anche prima. Poi Andrea Pomella, che argomenta pure il consiglio. Infine uno
svogliato consiglio di un’altra Federica. Il silenzio di Gipi mi ha allertato
sulla mia deriva mitomane. Ne avevo un’altra decina di richieste in mente. Insicurezza,
eccessi in rete, inconfessabile sbandata verso un altrove che smuove la mia
mente, troppo. Cancellare non serve più, tutti
ti hanno letto. Quest’anno ho giocato su twitter, dispensando timide
considerazioni, e risposte azzardate, sfoghi secchi. Anche lanci di miei inevitabili
post. Cose così. E’ una cosa un po’da bimbo davanti alla foresta: tanta paura,
e la bellezza di starci, nel terrore della scoperta. I miei amici non lo sanno,
che faccio questo. I miei amici sono al mare, o dispersi in pensieri atomici:
guardano i culi delle ragazze e pensano ai prossimi silenzi dell’inverno a
venire. Io sto dietro di loro osservando il fruscio, il dettaglio luminoso di
un mondo che ci sta morendo in mano. Vi adoro amici.
E no! Chiuso l’anno, chiuso
l’inganno. Fraseggiare non serve a niente, qui serve un tuffo senza maschera,
una rovesciata sulla sabbia bollente. Un bacio a mezzogiorno.
Preparare frittate insieme a
sconosciuti, per poi leccarsi le dita di meraviglia davanti al Tirreno agitato.
![]() |
foto di Luigi Ghirri |
Tra paure e gioie mi aggancio a
questo mese d’agosto, con l’intento di lasciare delle tracce indelebili,
scostumate, di parole e slanci: candore che assomigli al primo amore.
Insomma.
Volevo comunicarvi della chiusura per
ferie di questo blog. Sono quasi quattro anni che spremo pensieri e azioni qui,
per cavarne lacrime e attenzioni lì, davanti alla tua tastiera unta di sospiri.
Fraseggio, come uno scrivano del villaggio, che non sa del Maggio, e sa poco della
donna nuda che scappa davanti al mostro. E le nostre infime e scioccanti azioni
da maschi: ho scritto una cosa definitiva sull’ottusa ostentazione del maschio
tipico del sud. Basta così, delle cose tipiche non ne posso più, tanto meno del
sud. Sto sempre con la testa apolide verso il centro, verso me, verso ogni profumo
di novità. Di umanità. Di realtà.
Buone vacanze, cari miei. Buone
deviazioni dall’ovvio.