Che io sia stato un buono, e di una
certa sinistra, a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe. Che io
sia stato un buon amico, un marito perfetto, a giudicare dalla giornata
trascorsa, non si direbbe. Che io sia stato un buon figlio, un fratello adorato,
a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe. Che io sia stato uno con
mille sogni nella testa, e cento progetti da raccontare, a giudicare dalla
giornata trascorsa, non si direbbe. Che io sia stato un appassionato di sport, e
di calcio in particolare, a giudicare dalla giornata trascorsa, non si direbbe.
Oggi ho toccato con la mano il fango
che da sempre è appiccicato ai miei piedi, che nel frattempo, di anno in anno,
di guaio in guaio, di fallimento in fallimento, io sotterravo davanti a tutti.
E tutti sorridevano, e chi mi faceva i complimenti, e altri ancora incoraggiavano
questa pasticciona cazzata chiamandola originalità. Bah! Tra i pochi che ci
videro bene, c’era un tale a Firenze che, con affetto anche lui, mi disse: ma
tu non sei come vuoi far crederci (forse sei pure meglio). Tra parentesi il
sottotesto che avrei voluto aggiungere allora, invece di prenderlo come un
affronto inaudito a uno come me: che soffro! ma rido! e creo! io sono un uomo tutto
nuovo! Sì, anche peggio di quell’altro pagliaccio che lo canta pure.
A giudicare dalla giornata appena
trascorsa, e scrivendo davanti a questo specchio spento, posso dire con
ostentata razionalità che io mi sono rappresentato troppo, e male, e che in
fondo avrei fatto meglio a stare nel mezzo del silenzio a cercare idee potenti: ora dovrei stappare le vecchie cazzate passate e starmene dentro la meglio fantasia che
ho. Così vediamo come va a finire; intanto affogo fino all’ultima goccia di me
imbalsamato dall’affettuosa indifferenza altrui. Sì, un po’ è colpa mia, ma,
dillo cazzo dillo, ma… e dillo: SIETE TUTTI STRONZI scritto sulla parete della
mia cameretta a quindici anni, lo riscriverei ancora. E mi ci farei una foto
strafottente da diffondere su internet. Stronzo anch’io, figurati.
foto di Diana Arbus |
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