Ci tengo a precisare che non sono un
agronomo né tanto meno un contadino. Ho soltanto ascoltato dai sei anni con la
bocca aperta i racconti che mi faceva zio sulla sua fissazione di creare
orti nei posti più assurdi. A cominciare dalla postazione militare di confino a
Pola, o nel campo di lavoro nazista di Buchewald o ancora in una officina di
Caterpillar in America. Non ho mai osato chiedergli se si trattasse di Stati
uniti d’America o del Venezuela, poiché è stato in entrambi i posti nell’arco
di tre o quattro anni. Sì, perché poi è tornato in Italia nei primi anni ’50 e
l’idea di orto che aveva disseminato nel mondo l’ha realizzata sulla sua terra.
Ha costruito serre, cisterne per l’acqua, semenzai e prodotto quintali e
quintali di ortaggi nell’arco di quarant’anni, così da permettersi di comprare
due case e far studiare due figlie femmine.
Adesso che ho chiuso la bocca e
guardo verso quel tempo, mi accorgo che il fatto di aver creato orti in Centri
diurni, in Nidi o sui balconi di Roma, lo devo a tutte quelle storie che
transitavano rigogliose dalla mia bocca. E poi, la cosa fondamentale - avrei
voluto dire seminale ma sarei stato sciocchino – è stato quando all’età di
dieci anni ho ricevuto in concessione l’intero semenzaio dismesso da mio zio: ecco,
facc’ gl’ uort’.
E io mi misi a faticare come un mulo
su quella terra soffice e nerissima: scelsi le orticole che mi piacevano di più
e via, tutti i santissimi giorni, ad annaffiare e sarchiare quel rettangolo
lunghissimo di terra.
Così quell’estate a casa mia si
mangiavano melanzane, San Marzano e zucchine a più non posso! Addirittura,
coinvolgendo un mio amichetto, quelle che a casa erano di troppo andavo a
venderle alle ricche signore di Vindicio: portamele sopra vuagliò! Quante
soddisfazioni quell’anno, sembravo un mini zio senza figlie, seppure mantenevo la sua stessa aria fiera la sera,
quando mi lavavo le ascelle alla sua maniera: bacinella di sapone di Marsiglia
nel lavatoio all’aperto, di fronte al pollaio. La felicità la assaggiavo quasi
tutti i giorni a quel tempo.
Così anche quest’anno mi ritrovo a formare, ma sarebbe meglio dire a cercare di appassionare, un intero gruppo
educativo di un Nido.
Ecco, ci provo con il ricordo, ci
provo con un altro orto.
3 commenti:
bhe....questo mi é proprio piaciuto. Vitale in tutti i sensi: la semina la crescita e il raccolto....lo zio d'america che tutti vorremmo avere...e la proiezione al bel futuro. Good
sempre tuo Capitan Vongola
Grazie!
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